C’è un punto, in Piazza Pitti, dove il tempo sembra respirare più lentamente. È lì, tra le mura che guardano il palazzo granducale, che da quasi centosettant’anni si rinnova un gesto: quello della mano che taglia, incolla, doratura dopo doratura, restituisce alla materia una forma di durata. È la bottega Giulio Giannini e Figlio, un nome che a Firenze è sinonimo di arte della legatoria, carta marmorizzata, ed eleganza senza tempo.
Fondata nel 1856 da Pietro Giannini, oggi la bottega è
condotta da Guido Jr. e Maria Giannini, quinta e sesta generazione di una
dinastia artigiana che ha saputo attraversare i secoli senza mai tradire
l’essenza del mestiere. Dentro quel laboratorio dove il profumo della pelle si
mescola al silenzio della carta, ogni oggetto nasce ancora da gesti lenti e
precisi, tramandati di mano in mano come un linguaggio segreto.
La bottega oggi: la tradizione che respira
Oggi, come ieri, la bottega Giannini è un piccolo mondo
sospeso tra arte e artigianato. Le tecniche di lavorazione della pelle e della
carta sono le stesse che si tramandano da oltre un secolo: gli stessi
strumenti, gli stessi materiali scelti con cura, la stessa idea che un libro o
una carta possano contenere un’anima.
Guido Jr. e Maria Giannini hanno dato nuovo impulso alla
produzione delle carte marmorizzate a mano, una tradizione che affonda le
radici nel Cinquecento e che i Giannini custodiscono come un rituale. In un
grande bacile colmo di liquido vegetale, il colore viene spruzzato sulla
superficie: i pigmenti galleggiano, si intrecciano, si spostano come onde. Poi
la carta viene posata con delicatezza millimetrica. In pochi secondi, il
disegno si trasferisce. Ogni foglio è irripetibile: simile ma mai uguale, come
un’impronta digitale.
Da qualche anno, accanto alla produzione, la bottega ha
aperto le porte a un pubblico curioso e internazionale. Attraverso i workshop
esperienziali, Maria Giannini insegna la magia della marmorizzazione a gruppi,
aziende, appassionati d’arte. Si tratta di esperienze costruite su misura: a
volte concentrate sulla sola tecnica, altre sull’intero processo creativo —
fino alla realizzazione di un piccolo libro o di un album fotografico.
“È un modo per far capire che la bellezza si tocca con le mani”, racconta Maria.
“La carta è viva, e chi la lavora deve respirare con lei”.

Creazioni e tecniche: la bellezza che nasce dal gesto
Le carte marmorizzate e le carte xilografate sono da sempre
il segno distintivo della casa. Le prime derivano da un’antichissima tradizione
di decorazione manuale, giunta in Europa probabilmente dal Giappone o dalla
Persia. Le seconde, invece, affondano le radici nella storia popolare italiana:
fogli stampati a mano da matrici in legno, ciascuna dedicata a un colore,
ripetute fino a formare motivi arcaici, fioriture geometriche, disegni di gusto
rustico e nobile insieme.
Nel 1929, in collaborazione con la contessa Eleonora Gallo,
Guido Senior realizzò una serie di xilografie ispirate ai motivi decorativi
popolari italiani. Quelle stampe, divenute carte decorative e biglietti, sono
ancora oggi parte integrante della produzione Giannini: un ponte tra arte colta
e tradizione contadina.
La legatoria artistica, cuore originario della bottega,
continua a essere un ambito di eccellenza. I maestri Giannini lavorano su
volumi antichi, restaurano libri rari, rilegano opere d’arte in pelle,
pergamena o materiali alternativi. La loro collezione di oltre 1.500 punzoni in
bronzo, alcuni dei quali risalgono al Trecento, permette di ricreare motivi
decorativi di ogni epoca, ma anche di idearne di nuovi.
Dalla collaborazione con musei e università nascono progetti che coniugano arte
e tecnologia, come la replica filologica del microscopio del 1672 di Eustachio
Divini, realizzata nel 2015 per il Museo di Storia della Fisica di Padova: un
oggetto scientifico divenuto opera d’arte, rivestito in pelle e decorato a
foglia d’oro con gli antichi punzoni della bottega.
Premi, riconoscimenti e collaborazioni
Nel tempo, la mano Giannini ha incontrato artisti,
istituzioni e marchi di tutto il mondo.
Nel 1997, la città di Firenze conferì alla bottega il Fiorino d’Oro, massimo
riconoscimento civico per chi si è distinto nelle arti e nella cultura.
Nel 2008, in collaborazione con l’artista inglese Harold Riley e con il
Manchester United, Giannini curò un’edizione numerata che riproduceva gli
schizzi realizzati da Riley durante la finale di Champions del 1999. Ogni
volume, rilegato in pelle e contenuto in un cofanetto foderato con carta
marmorizzata, portava la doppia firma di Riley e di Sir Alex Ferguson.
Otto anni più tardi, sempre con Riley, la bottega realizzò
la splendida edizione limitata Portrait Studies of Nelson Mandela:
cinquanta copie numerate e firmate, con legature in pelle decorate a mano e
cofanetti in seta giapponese. Le copie, battute all’asta al Rockefeller Center,
contribuirono alla costruzione di una scuola in Sudafrica.
Nel 2017, due preziosi volumi di legature xilografiche
Giannini furono esposti nella mostra “Il ritorno in Italia. Salvatore
Ferragamo e la cultura visiva del Novecento” al Museo Ferragamo di Firenze.
Sempre nello stesso anno, la maison fu protagonista a Le Bon Marché di Parigi,
simbolo della grande tradizione artigiana italiana.
Nel 2019, la CBS News dedicò alla bottega un reportage
firmato da Martha Teichner, riconoscendola come una delle più antiche e
prestigiose attività che tengono viva l’anima artigiana di Firenze.
E nel 2022, Giulio Giannini e Figlio entrò tra i cinque finalisti del
premio internazionale “La Famiglia è Sostenibilità” promosso da Primum
Familiae Vini — un riconoscimento che celebra le eccellenze familiari
europee capaci di trasmettere valore e cultura nel tempo.
Accanto a questi traguardi, si contano numerose
collaborazioni con brand internazionali — da Acqua di Parma a Marina Rinaldi,
da Antinori ad Artemest — dove la tecnica della marmorizzazione è diventata
performance, linguaggio visivo, narrazione di un Made in Italy autentico.
Una storia lunga più di un secolo e mezzo
Tutto comincia nel 1856, quando Pietro Giannini apre la sua
bottega di cartoleria e legatoria in Piazza Pitti, proprio di fronte a Palazzo
Pitti. È una Firenze ancora sospesa tra la stagione granducale e il
Risorgimento, attraversata dal fermento delle arti e dalle trasformazioni di
un’epoca che si prepara all’Unità d’Italia.
Pietro, artigiano colto e rigoroso, rilegge libri e registri per i clienti più
illustri, tra cui il Granduca Leopoldo II di Lorena. Nelle sue mani, la carta
non è solo supporto, ma materia viva da ordinare, proteggere, nobilitare. È
l’inizio di una tradizione che da quel momento si legherà indissolubilmente al
concetto stesso di “bellezza fiorentina”.
Nel 1878, il figlio Giulio Senior trasforma l’attività
paterna in una vera e propria officina artistica. Accanto al mestiere
quotidiano del rilegatore, introduce la ricerca estetica: rilegature in
pergamena decorate a foglia d’oro, intarsi di pelle, coloriture a tempera e
incisioni finissime. Le sue creazioni, amate dalla nobiltà britannica e dai
viaggiatori cosmopoliti che frequentano la Firenze ottocentesca, definiscono
progressivamente quello che verrà ricordato come “stile fiorentino” nella
legatura. Un linguaggio decorativo in cui si riconoscono la misura classica
della città, il gusto per l’armonia e un’idea di bellezza fatta di equilibrio e
precisione.
Nel 1890 entra in bottega Guido Senior, che amplia
ulteriormente l’orizzonte della famiglia. Studia le rilegature medievali
conservate nelle biblioteche toscane, approfondisce le tecniche dei maestri
francesi e inglesi, e diventa anche editore. Nascono così le prime edizioni a
tiratura limitata firmate Giannini, piccoli capolavori di tipografia e arte
applicata, dove la cura della forma si unisce alla qualità dei contenuti. È
anche il tempo in cui la famiglia commissiona a incisori di tutta Europa centinaia
di punzoni decorativi, disegni floreali, greche e simboli, oggi custoditi come
un tesoro vivo e ancora utilizzati per le legature contemporanee.
Con il passare degli anni, la bottega si consolida come un
punto di riferimento per collezionisti, studiosi e viaggiatori. Tra la fine
dell’Ottocento e i primi del Novecento, Giulio Junior, pittore e illustratore,
eredita la stessa passione e le stesse mani capaci. Porta nella legatoria
l’immaginario dell’arte moderna: crea legature “simboliche”, figurative, dove
l’immagine diventa narrazione del contenuto del libro. In quelle copertine, il
gesto artigiano incontra la sensibilità dell’artista, e la legatura si
trasforma in un’opera autonoma, capace di raccontare il testo senza aprirlo. Le
sue opere entrano in collezioni pubbliche e private, testimoniando la
straordinaria osmosi tra arte e mestiere che attraversa la storia dei Giannini.
Parallelamente, l’officina di Piazza Pitti amplia la
produzione: carte artistiche, biglietti decorati a mano, album e quaderni
illustrati raggiungono nuove destinazioni in Italia e all’estero. La firma
Giannini diventa sinonimo di eleganza artigianale fiorentina, un sigillo
riconoscibile per chi cerca la qualità e il pregio del lavoro fatto a mano.
Negli anni Settanta, la quinta generazione — Enrico e Guido
Jr. — affronta un mondo che cambia. Enrico sperimenta nuovi materiali, tecniche
di stampa e colorazione, e sviluppa la produzione delle carte marmorizzate,
portandole a una qualità artistica che le rende inconfondibili. Guido Jr.,
invece, recupera antichi stili di legatura e introduce materiali di riciclo,
anticipando sensibilità contemporanee in tempi in cui la sostenibilità non era
ancora parola d’uso comune. È un periodo di grande fermento, in cui la bottega
trova il modo di restare fedele a sé stessa pur aprendosi a nuove esigenze e
linguaggi.
Oggi, con Maria Giannini, la sesta generazione, quel sapere
si rinnova e si apre al pubblico. Maria costruisce un dialogo con brand
internazionali, musei e designer, promuove attività didattiche, workshop e
collaborazioni, portando il mondo Giannini oltre i confini della bottega. La
tradizione non è più solo da osservare, ma da vivere e condividere: un modo per
far comprendere, a chi entra anche solo per curiosità, che un foglio di carta
marmorizzata o una copertina in pelle non sono semplici oggetti, ma narrazioni
di famiglia, cultura e mestiere.
E così, a più di un secolo e mezzo di distanza, la bottega
continua a essere ciò che è sempre stata: un luogo dove il tempo non scorre, ma
si deposita. Dove le generazioni si incontrano non nei ritratti appesi alle
pareti, ma nei gesti che si ripetono, nella stessa luce che entra dalle
finestre di Piazza Pitti, e in quel silenzio operoso che da 1856 accompagna il
suono delle mani sulla carta.
Lo spirito del mestiere
Per i Giannini, ogni oggetto che nasce in bottega porta in
sé una storia, una continuità che prosegue con chi lo usa, lo sfoglia, lo tiene
accanto.
È questo, forse, il segreto più profondo della bottega
Giannini: non considerare mai la carta o la pelle come semplici materiali, ma
come materie del tempo, sostanze vive che trattengono in sé il gesto, la
memoria, la luce del luogo in cui sono state lavorate. Ogni venatura, ogni
imperfezione, ogni differenza tra un foglio e l’altro diventa una traccia
d’autenticità, una firma discreta dell’artigiano che non ha bisogno di marchi o
loghi per farsi riconoscere.
In quell’atelier silenzioso, dove l’odore del cuoio si
mescola a quello della colla naturale e dei pigmenti, il tempo sembra avere un
ritmo diverso. I gesti si ripetono uguali da decenni, ma non sono mai identici:
mutano impercettibilmente, come il battito del cuore. È un fare che assomiglia
più a una conversazione che a una produzione: la mano dialoga con la materia,
la segue, la asseconda, ne accoglie i limiti e le resistenze. Ogni foglio di
carta marmorizzata è un piccolo universo, irripetibile, frutto di un equilibrio
che non può essere programmato né replicato da una macchina.
In un mondo che corre, la bottega Giannini è una lezione di
lentezza e misura, un invito a guardare le cose con attenzione e rispetto.
Ricorda che la bellezza non è mai seriale, che l’imperfezione è parte della
vita e che il saper fare non si insegna in fretta. Serve la pazienza di sei
generazioni, e la consapevolezza che il valore di un oggetto non sta solo nella
sua funzione, ma nel tempo che contiene — nel tempo che qualcuno ha dedicato a
farlo nascere.
Eppure, quella lentezza non è nostalgia. È, al contrario,
una forma di modernità: la capacità di opporsi all’indifferenza del consumo, di
dare spessore alle cose, di restituire alla materia il diritto di durare. Così
ogni legatura, ogni incisione, ogni carta decorata racconta una piccola
resistenza poetica al ritmo della produzione industriale, e un’idea diversa di
progresso: un progresso che non cancella, ma custodisce.
Oggi come nel 1856, dietro ogni taglio, ogni doratura, ogni
cucitura, si custodisce un sapere antico che si rinnova senza smettere di
essere sé stesso. È il futuro dell’artigianato: non imitare il passato, ma
mantenerne viva la fiamma.
Perché un artigiano non fabbrica soltanto oggetti:
costruisce legami, restituisce identità ai luoghi, trasforma il lavoro in
linguaggio. E così, in un laboratorio di Firenze, tra le mura che guardano
Palazzo Pitti, può ancora vivere — ogni giorno — l’eco di un gesto che
attraversa i secoli e diventa presente, che trasforma la materia in cultura e
il mestiere in una forma d’arte.