La pubblicazione ADI Index 2017 raccoglie i migliori esempi di design italiano messo in produzione nel corso del 2016, selezionato dall’Osservatorio permanente del Design ADI. La giuria è formata da oltre 100 esperti che valutano, nell’ambito delle diverse merceologie, i prodotti che più si distinguono per originalità e innovazione funzionale e tipologica, per i processi di produzione adottati, per i materiali impiegati, per la sintesi formale raggiunta. A ciò si aggiungono la ricerca teorica, storica, critica e la ricerca di processo o per l’impresa applicate al design.
I prodotti scelti fanno parte della preselezione che permetterà di partecipare al prossimo Compasso d'Oro, il premio che da oltre sessant'anni segnala al pubblico e agli specialisti i migliori designer e le migliori aziende del design italiano.
Nella mostra che si è tenuta a Milano dal 10 al 17 ottobre, per poi trasferirsi a Roma dal 27 ottobre all’8 novembre, sono presenti prodotti di ogni categoria, dai mobili alle lampade, ai veicoli, agli oggetti personali, materiali, componenti per l’architettura, per arrivare alla grafica. Fra le aziende produttrici, una non ha un legame diretto con il mondo dell’arte, dell’architettura e del design.
Quercetti lavora già da parecchi anni per affermare il valore del design, anche nel giocattolo. Design non è solo estetica; è soprattutto attenzione alle fasi progettuali, è studio dei materiali e dei comportamenti, è conformità alle norme. Compito ancora più complesso se si pensa alla vulnerabilità dell’utente finale, il bambino.
Partendo da questi presupposti si ottengono risultati come il come Pixel Art 16, selezionato nella categoria “Design per la persona”. “Pixel Art 16 è un gioco per giovani e adulti con cui comporre, attraverso l’uso di chiodini realizzati in sei colori, quadri, foto, ritratti, immagini artistiche, paesaggi. Al gioco si applica il principio della “miscela ottica”, spiega Alberto Quercetti, Responsabile Ricerca&Sviluppo dell’Azienda torinese. “È l’occhio umano a ricombinare naturalmente i colori dei chiodini creando centinaia di nuove sfumature”. Lo stesso principio veniva applicato dagli artisti Puntinisti di fine Ottocento, al cui lavoro Pixel Art si ispira. “Sfruttiamo per la prima volta nel mondo dei giocattoli, il principio che i pittori Puntinisti di fine Ottocento hanno adottato per dipingere quadri fatti di piccole pennellate accostate le une alle altre. Al posto dei pennelli e dei colori a olio, Pixel Art prevede l’uso dei chiodini. La sua unicità – continua Quercetti – sta nella possibilità di personalizzazione infinita: il soggetto da realizzare non è prestabilito, ma può essere scelto dal fruitore”.