Gli italiani spendono sempre di più per i giocattoli

5 dicembre 2018
Secondo quanto emerso dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, sono cresciute del 12,1% negli ultimi cinque anni le vendite di giochi “tradizionali” nel nostro Paese. Gli italiani, inoltre, scelgono il punto vendita fisico come canale d’acquisto privilegiato.
Toglieteci tutto, ma non il piacere di regalare un giocattolo a un bambino: cresce la spesa degli italiani per l’acquisto di giochi “tradizionali”, ossia non elettronici. L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima che nel 2017 la spesa complessiva per i giocattoli (esclusi videogiochi e giochi elettronici) abbia sfiorato 1,2 miliardi di euro, il 12,1% in più rispetto al 2013.
La fetta più grande della spesa riguarda i giochi per neonati e bambini in età prescolare, che mostrano un trend in crescita. I mattoncini per costruzioni rimangono il secondo segmento del mercato, mentre al terzo posto ci sono le bambole, spinte in particolare dal segmento “playset dolls & accessories”.
La dinamicità di questo mercato ha contribuito anche a modificare le abitudini di acquisto dei consumatori. Gli italiani si rivolgono soprattutto alle grandi superfici specializzate, che sono cresciute di oltre il 20% tra 2013 e 2017. L’anno scorso questo cluster di negozi, che fanno capo a un’impresa con almeno 10 punti vendita e che hanno oltre 250 mq di superficie di vendita, è diventato il leader di mercato (con il 35,2% di quota), superando ipermercati e grandi supermercati (34,2%).
L’ampia scelta fornita ai consumatori e la presenza di aree dedicate a brand specifici hanno permesso alle catene specializzate di diventare un punto di riferimento per la scelta e per l’acquisto dei giocattoli e di superare ipermercati e grandi supermercati che puntano ai top seller con una grande spinta promozionale, soprattutto nei periodi più rilevanti nell’anno, come il Natale.
La capacità delle catene specializzate di creare emozione ed entertainment nei punti vendita è fondamentale nella competizione con il canale emergente dell’e-commerce, che l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy stima al 16% di quota. Una quota ancora marginale rispetto ai livelli ben più elevati che l’e-commerce raggiunge all’estero e che è molto condizionata dalla necessità del consumatore di vedere e toccare il prodotto prima dell’acquisto. Una caratteristica tipica del consumatore italiano, che lo differenzia da quello di altri Paesi.

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