Il mercato del libro nel 2018, con un fatturato di 3,170 miliardi di euro, chiude in area positiva, in crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente, consolidando il risultato del 2017 (+4,5%). Nel dato è compreso il peso di Amazon (stimato da AIE) e l’usato (il cosiddetto “secondo mercato”). Questo risultato conferma che, a parità di perimetro di mercato e al netto dei ricavi pubblicitari, della spesa per l’acquisto di hardware e dispositivi per l’accesso ai contenuti e dei contributi pubblici, l’industria editoriale resta la prima industria culturale del Paese.
Il comparto è sempre più proiettato verso l’estero: nel 2018 si conferma la crescita nella vendita di diritti, con un +9,0% rispetto al 2017.
Risultati positivi sono stati registrati anche per il numero di imprese attive (+1,4%), il numero di titoli pubblicati (+9,8%) e quello dei titoli commercialmente vivi (+10,1%) che sono oltre 1,2 milioni. Un numero, quest’ultimo, in progressivo aumento (era pari a 360mila nel 2000) e che esprime la potenzialità di avere un buon catalogo – essenza stessa del lavoro dell’editore – da valorizzare al meglio negli store online. La lettura risulta sostanzialmente stabile, ma diminuisce, in media, il tempo che le viene dedicato, soprattutto dalle fasce più giovani della popolazione.
Questi sono alcuni degli elementi evidenziati nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2019, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), che tra luci e ombre fotografa l’evoluzione di un settore che si sta avvicinando progressivamente ai valori registrati prima della crisi. Qui di seguito i principali indicatori del 2018 e uno sguardo sui primi mesi del 2019.
Le case editrici attive
Sono 4.972 le case editrici che hanno pubblicato almeno un titolo nel corso dell’anno (+1,4% rispetto al 2017). Rispetto al 2010 sono attive sul mercato 825 nuove case editrici che devono cercare di posizionare il loro marchio e il loro progetto editoriale in libreria, nella distribuzione e presso segmenti più o meno specializzati di lettori.
I titoli pubblicati
Nel 2018 le case editrici italiane hanno pubblicato 78.875 titoli (novità e nuove edizioni di varia adulti e ragazzi oltre ai titoli educativi, che sono 4.180; sono esclusi gli e-book), in crescita rispetto al 2017. La crescita del numero di titoli pubblicati è il prodotto delle minori barriere all’accesso nella parte editoriale del processo: dallo scouting alla traduzione, all’impaginazione fino alla stampa. Lo sviluppo del print on demand, sempre più integrato nella filiera distributiva, permette di produrre piccoli stock utili anche per titoli a bassa rotazione o di ristampare just in time il titolo richiesto dalla libreria.
I macrogeneri
All’interno della varia (74.695 novità), crescono tutti i generi, dalla fiction italiana e straniera (+6,0% compresa la narrativa Young Adult) e alla non fiction generale (+13,1%), specialistica (+15,8%), pratica (manualistica: +6,3%); i libri per ragazzi, dopo la battuta d’arresto del 2016 e il +13,7% del 2017, segnano un +5,9%. Il lettore trova oggi a sua disposizione più titoli (di piccoli come di grandi editori), prezzi e formati diversi tra cui scegliere rispetto a quanto non avveniva anni fa. Un ruolo importante nel mantenimento di un catalogo di titoli «vivi» lo si deve da un lato agli store di e-commerce, dall’altro alle nuove tecnologie di stampa digitale.
Gli e-book
Nel 2018 sono stati pubblicati 51.397 e-book. Per il secondo anno consecutivo, si assiste a una riduzione del numero di titoli, dopo i circa 81 mila del 2016. Nel 2018 il calo è del -17,2%, che segue il -15,9% del 2017. Risulta rilevante il peso della produzione di e-book in self publishing, visto che le prime venti piattaforme hanno proposto 11.698 titoli, pari al 22,8% della produzione complessiva.
Il mercato del libro
Nel 2018 il mercato del libro (nuovo di varia ed educativo, e-book e digitale, usato, export e diritti, ecc.) registra un segno più, con un rallentamento rispetto al 2017 e dopo tre anni consecutivi positivi con tassi di crescita progressivamente crescenti. Il valore complessivo del mercato, comprensivo della stima AIE di Amazon e dell’usato, è pari a 3,170 miliardi di euro, in crescita del +2,1% rispetto al 2017.
La vendita di diritti
Nel 2018 le case editrici italiane hanno venduto all’estero complessivamente 7.883 diritti di edizione ai loro colleghi stranieri e hanno comprato diritti per 9.358 titoli. Rispetto al 2017 si assiste a una crescita del 9,0% nelle vendite all’estero e a un più modesto +0,7% nell’acquisto. È però sugli andamenti di medio-lungo periodo che si possono apprezzare meglio le trasformazioni che attengono alle dinamiche di internazionalizzazione, e autoriali. Negli ultimi quindici anni, la vendita di diritti presenta un tasso medio annuo di crescita ben superiore (+19,9%) rispetto a quello degli acquisti (+4,3%). Driver di crescita si confermano l’editoria per bambini e ragazzi e in anni più recenti la narrativa: insieme rappresentano oltre il 60% dell’export.
I prezzi dei libri
Il prezzo medio di copertina (non ponderato e alla produzione) tra 2017 e 2018 è stato di 19,48 euro, con +3,8% rispetto al 2017. Un valore che continua a essere di oltre 2 euro inferiore a quello del 2010 (21,6 euro).
La lettura
La lettura continua a mostrare segni negativi, ma più attenuati rispetto al calo subito tra il 2011 e il 2014. Secondo l’Osservatorio AIE sulla lettura e i consumi culturali, nel 2018 ha letto almeno un libro, un e-book o un audiolibro nei dodici mesi precedenti il 62% della popolazione nella fascia 15-75 anni di età, pari a circa 28,2 milioni di persone. Questa percentuale risulta pari al 60% se si considera unicamente la lettura di libri.
La sfida dell’industria editoriale
Tra i cinque maggiori mercati editoriali europei, l’Italia è il Paese con il più basso indice di lettura di libri tra la popolazione adulta. Questo costituisce il principale problema di crescita dell’editoria nazionale. L’Italia è anche il Paese in cui chi legge ha tra i più bassi indici di lettura, sempre rispetto alle principali editorie europee. Quasi la metà (il 41%) di chi dichiara di aver letto non arriva a tre libri l’anno e solo il 17% ha letto almeno un libro al mese. Basso è anche il tempo che in media viene dedicato alla lettura: solo il 9% nel 2019 ha letto più di un’ora continuativa al giorno. Un aspetto più preoccupante è ciò che avviene nelle fasce giovani della popolazione, considerate da sempre le più attente alla lettura e che si collocano, con l’87%, ai vertici della classifica per numero di lettori. Solo il 5% di loro ha però dedicato alla lettura almeno un’ora continuativa al giorno nel 2017: una percentuale che scende all’1% nel 2019. La lettura nelle fasce più giovani si fa quindi sempre più frammentaria e interstiziale. Si preferiscono storie brevi o contraddistinte da trame e personaggi forti e facilmente riconoscibili, ritmi narrativi veloci e l’immagine rispetto alla parola scritta. La dimensione del mercato deve confrontarsi con un altro indicatore: il nostro Paese si colloca all’ultimo posto per il livello di comprensione dei testi. Solo il 24,8% della popolazione ha adeguate competenze nella comprensione e nell’analisi dei testi. Questo si riflette nei bassi indici di lettura e consente di comprendere le difficoltà che una parte della popolazione ha nell’interpretare i processi di trasformazione sociale, nell’accedere al mercato del lavoro e nel collegare tra loro informazioni che provengono da fonti e canali diversi.
Il ruolo dello smartphone
Il libro non è più, da anni, l’unico supporto attraverso cui si accede alla lettura di un contenuto, sia esso narrativo, divulgativo, di informazione, per lo studio o per affrontare problemi pratici della quotidianità. Nel 2018, se da una parte il 60% della popolazione dichiara di leggere attraverso i libri, dall’altra il 24% ha letto un e-book e il 7% ha “letto” ascoltando un audiolibro. Tra gli strumenti dedicati alla lettura digitale, lo smartphone è quello largamente preferito per accedere ai contenuti editoriali, sia nel caso di testi (in crescita dal 61% delle indicazioni del 2017 al 65% del 2018), sia per l’ascolto di audiolibri (dal 67% del 2017 al 75% del 2018). In calo l’e-reader, che passa dal 54% nel 2017 al 47% nel 2018).
I canali di acquisto
La libreria si conferma come principale canale attraverso cui gli italiani comprano libri da leggere, anche se perde dieci punti percentuali in un decennio (69% delle vendite nel 2018 contro il 79% nel 2007). All’interno delle librerie fisiche assistiamo poi a uno spostamento dalle librerie a conduzione familiare a quelle di catena o che attraverso la formula del franchising sono riconducibili a insegne della distribuzione o editoriali. Le librerie di catena dal 36,5% passano a coprire nel 2018 il 45,0% delle vendite nei canali trade, mentre quelle indipendenti passano dal 42,5% al 24,0%. Ancora fino al 2009 l’e-commerce del libro fisico di varia (adulti e ragazzi) non superava, o superava di poco, il 3% del mercato. Oggi invece la sua quota raggiunge il 24% del totale. Parallelamente, il banco libri della gdo scende dal 18% del 2009 al 7% del 2018.
Uno sguardo sul 2019
Nei primi otto mesi dell’anno, i dati di andamento dei canali trade (librerie, librerie online compresa stima di Amazon, grande distribuzione organizzata) dell’editoria di varia (nuova) adulti e ragazzi registrano una crescita del +5% a valore rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Con una novità importante: la crescita, dopo quasi 8 anni, delle copie, con un +4%. Entrambe le percentuali di crescita lasciano intravedere un consolidamento più accentuato del 2019 rispetto al 2018.