Rapporto Assinform: l’IT non può attendere

11 marzo 2011
Un messaggio chiaro quello lanciato da Assinform in occasione della presentazione del Rapporto 2011 sull’IT in Italia: il settore può essere cardine della ripresa del Paese, non senza l’intervento di politiche governative mirate.

Le stime del Rapporto Assinform 2011, presentato di recente a Milano, danno una visione inequivocabile della situazione del settore IT nel nostro Paese. La ripresa è lenta, con una stima del +1.3% per il 2011, rispetto al -1.4% dell’anno precedente e maggiore è il gap che ci separa dal resto d’Europa, +1,2%, e dal resto del mondo, + 4,9%.

Il 2010 fotografato da Assinform, in collaborazione con NetConsulting, si delinea tuttavia come l’anno della forte diffusione tecnologica: +2,8% di fatturato per gli hardware, +0,6% per software middleware, +15,7% di pc venduti, 428.000 tablet distribuiti e raddoppio degli smartphone, + 6,9% di accessi a banda larga, con 49% di famiglie connesse a banda larga sul totale, +7,4% per il fatturato derivato da servizi internet.

Una domanda che accende necessarie riflessioni sul futuro del settore, come sottolinea il Presidente di Assinform Paolo Angelucci, “Per far crescere il Paese e aumentare l'occupazione qualificata occorre sviluppare il Made in Italy tecnologico a supporto dell'export e dell'innovazione dell'industria e dei servizi” e legittime istanze rivolte al governo: sostegno ai processi di aggregazione delle PMI, credito d'imposta su ricerca e sviluppo, la diminuzione dell'Irap, e la piena e veloce attuazione del Codice dell' Amministrazione Digitale, vera chiave di volta dell' innovazione del paese.

Così come indicato dall'Agenda digitale europea, Assinform sostiene con convinzione la centralità dell’IT come fattore di accelerazione dello sviluppo e della modernizzazione del nostro Paese. Un processo che deve essere organizzato secondo tre assi di intervento prioritari, un quadro normativo incentivante, supporto all’implementazione dell’amministrazione digitale, sostegno all’innovazione nelle PMI, senza i quali non è possibile progredire, aggiunge Angelucci, “Il ricorso all'innovazione tecnologica continua a rimanere in Italia un fenomeno troppo limitato dimensionalmente e sottovalutato in ambito politico e nei circoli decisionali e, perciò, incapace di funzionare, come avviene nei principali paesi, da leva strategica di crescita e produttività delle imprese, di efficienza e razionalizzazione della spesa pubblica".

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