Il negozio, grazie anche al sapiente restauro degli arredi originari, ha
conservato intatta la sua atmosfera che mescola con sapienza
artigianalità e cura, meticolosità e calore. Varcarne la soglia significa
perdersi tra scaffali carichi di storia e di bellezza, di rarità e di preziosi
pezzi unici.
Può raccontarci come nasce l’attività?
Mia nonna ha cominciato a lavorarci da dipendente negli anni
’20, ai tempi era un grande magazzino d’ingrosso e il centro era anche cuore
commerciale della città. Alla fine anni Venti il proprietario, che era ebreo, da
un giorno all’altro dovette scappare in America per via delle persecuzioni del
regime. Allora lei, con altre due dipendenti, gli propose di acquistare il
negozio, ovviamente anche con un esposto iniziale importante. Ai tempi le donne
nell’imprenditoria non erano tante, ma lei era abbastanza autoritaria e la
rispettavano tutti: Elisa Berti, mia nonna era un generale d’acciaio. Non sono
passati poi tantissimi anni, ma sembrano passati tre secoli per alcuni versi.
Fino agli anni Novanta il negozio è stato sia di ingrosso
che al dettaglio; avevamo un magazzino dietro, dove ora hanno aperto un
ristorante. Dopo mia nonna ci sono stati mia madre e mio zio nella conduzione del
negozio, che è sempre rimasto nella famiglia. Poi hanno lasciato l’ingrosso
perché – in effetti – con le restrizioni che ci sono per entrare in centro, un
magazzino grande non aveva senso, dato che poi non puoi venire a comprare le
cose perché non hai i mezzi, a livello logistico era impossibile. Quindi loro
si sono dislocati fuori dal centro, mentre io sono rimasto, e sono riuscito a
mantenere l’arredamento originale, facendolo stare negli spazi odierni che sono
molto ridotti rispetto a prima. In quel momento ho anche messo mano al
magazzino trovando molte cose di decenni prima. Ho affrontato gli scaffali
impolverati, tirando fuori centinaia di scatole di pennini, inchiostri, matite…
ma per me è stato quasi un gioco, avevo appena finito di studiare e mi è molto
piaciuto.
Quando sei subentrato nella gestione del negozio?
Ho iniziato appena ho finito l’università nel 1990, perchè mio
zio non ha figli, e mia madre ha solo me; mi sentivo quasi investito della
responsabilità di portare avanti l’attività, anche se in realtà volevo fare
tutt’altro nella vita. Comunque era un settore in cui sono nato e cresciuto
quindi mi piaceva, non è stata una fatica. La cosa che mi appassiona di più è
sicuramente la scrittura, infatti quando avevamo anche l’ingrosso, e io ero
garzone di bottega, mio zio non era tanto contento, voleva che mi occupassi
delle forniture per l’ufficio e delle cose che rendevano di più. Che però, più
avanti, sono anche state le cose che con i primi anni ’90 sono venute meno, con
Di Pietro e Mani Pulite. Non perché le forniture fossero una frode, ma perché
erano con prezzi “un po’ più comodi”, e invece dopo c’è stato lo sbrago totale,
e alla fine hanno proseguito le aziende con le spalle larghe, con i fatturati
grossi, che potevano gestire prezzi minori, e tenere comunque un ricarico
accettabile grazie ai grandi numeri. A livello di prodotti office con le grandi
catene e i gruppi d’acquisto non c’è storia, e bisogna andare su cose più
ricercate. Penne, riparazioni di penne… le riparazioni, forse perché non le fa
più nessuno, sono molto richieste; ci arrivano penne da tutta Italia, a volte
anche da troppo lontano e cerco di dissuaderli perché non è detto che si
possano riparare.
Poi anche tutto quello che riguarda il Vintage; cosa che ho
scoperto per caso girando intorno al magazzino; è una grande passione, tanto
che sono quasi più collezionista che commerciante. Ho una collezione di
inchiostri, una di matite d’epoca.. ogni tanto mi chiedono se le vendo ma di
solito rifiuto perché è proprio la mia collezione privata. Alcune cose le
scambio anche con altri collezionisti, come con le figurine. Ero talmente
rapito da tutte le grafiche dei tempi… una semplice scatola di matite è un
oggetto bellissimo, un piccolo gioiello. Come fa uno a non appassionarsi? E si
capisce anche perché sia molto ripreso quello stile grafico negli ultimi anni.
Chi sono i vostri clienti?
Appassionati. Sicuramente alcuni clienti sono degli
appassionati, anche a livello feticistico se si può dire così, che magari
collezionano pennini e tutto quello che riguarda il mondo della cartoleria; ma
anche i turisti stessi che magari vedono la collezione, fanno le foto, e poi
acquistano, perché effettivamente una collezione così, permanente, è piuttosto
rara. Essendo di fianco al Pantheon entrano tantissimi turisti, ma non comprano
spesso; però non ce l’ho mai fatta a cambiare la merceologia mettendo i gadget
e allineandomi a tutti gli altri negozietti che vendono calamite e cose del
genere. Anche qui vicino c’era una cartoleria, anche quella storica, in cui mi
capitava di andare da piccolo, ma quando il vecchio proprietario ha ceduto
l’attività è diventata quasi esclusivamente una bottega di regalistica. Quindi
è una bottega storica, ma ha proprio cambiato la sua funzione.
Quali sono i prodotti più richiesti?
La cosa che vendiamo di più è di sicuro il Vintage. Ma anche
tutto quello che riguarda la scrittura: ad esempio vendiamo molti refill per le
penne perché cerchiamo far scrivere qualunque penna, e quindi di averli di ogni
tipo, anche di quelli che non producono più da vent’anni, o cerchiamo cartucce
che siano compatibili. Riusciamo anche a vendere la pelletteria, ma più nel
periodo delle feste.
Qual è stato l’impatto della pandemia sul vostro negozio?
Già pre-lockdown non andava benissimo, io ho iniziato a
lavorare negli anni ’90, e dopo tre anni è iniziata una trafila di crisi, in
cui già a rimanere “in piano” si fa fatica. Il lockdown è stato impressionante:
qui non c’era nessuno. Stavo in negozio intere giornate senza vedere quasi
nessuno. Prima, a volte, quando il centro era pieno e non si riusciva a
camminare mi capitava di pensare che ci fosse troppa gente, che sarebbe stato
meglio vedere meno persone. Non lo dirò mai più. Adesso le cose riprendono a
girare, pian piano, ma c’è l’onda d’urto di prima, e non è facile. La passione
ci fa andare avanti.
Curiosità:
Nel negozio è stata girata una scena, della serie “Tutta
colpa di Freud”- disponibile su Prime Video, e nel cui cast figurano, tra gli
altri, Claudio Bisio, Caterina Shulha e Marta Gastini.
Nella scena però il personaggio doveva acquistare alcuni
faldoni, articoli che l’Antica Cartotecnica non tiene; è stato quindi
necessario rivoluzionare l’intero allestimento, l’allestimento mettendo questi
raccoglitori, per poi rimettere tutto a posto.