Antica Cartotecnica, una bottega storica di Roma con la passione per la scrittura

3 febbraio 2022
L’Antica Cartotecnica è situata in una delle zone più suggestive di Roma, tra il Pantheon e Piazza Navona. Abbiamo conosciuto il titolare Alessandro, che ci ha raccontato di questa bottega storica dove ci si dedica, da molti anni, a coltivare e trasmettere una passione familiare, quella per la scrittura. Un punto di riferimento per tutti coloro che amano le penne, le matite, la cancelleria d’epoca e gli oggetti per scrivere.

Il negozio, grazie anche al sapiente restauro degli arredi originari, ha conservato intatta la sua atmosfera che mescola con sapienza artigianalità e cura, meticolosità e calore. Varcarne la soglia significa perdersi tra scaffali carichi di storia e di bellezza, di rarità e di preziosi pezzi unici.

 

 

Può raccontarci come nasce l’attività?

Mia nonna ha cominciato a lavorarci da dipendente negli anni ’20, ai tempi era un grande magazzino d’ingrosso e il centro era anche cuore commerciale della città. Alla fine anni Venti il proprietario, che era ebreo, da un giorno all’altro dovette scappare in America per via delle persecuzioni del regime. Allora lei, con altre due dipendenti, gli propose di acquistare il negozio, ovviamente anche con un esposto iniziale importante. Ai tempi le donne nell’imprenditoria non erano tante, ma lei era abbastanza autoritaria e la rispettavano tutti: Elisa Berti, mia nonna era un generale d’acciaio. Non sono passati poi tantissimi anni, ma sembrano passati tre secoli per alcuni versi.

Fino agli anni Novanta il negozio è stato sia di ingrosso che al dettaglio; avevamo un magazzino dietro, dove ora hanno aperto un ristorante. Dopo mia nonna ci sono stati mia madre e mio zio nella conduzione del negozio, che è sempre rimasto nella famiglia. Poi hanno lasciato l’ingrosso perché – in effetti – con le restrizioni che ci sono per entrare in centro, un magazzino grande non aveva senso, dato che poi non puoi venire a comprare le cose perché non hai i mezzi, a livello logistico era impossibile. Quindi loro si sono dislocati fuori dal centro, mentre io sono rimasto, e sono riuscito a mantenere l’arredamento originale, facendolo stare negli spazi odierni che sono molto ridotti rispetto a prima. In quel momento ho anche messo mano al magazzino trovando molte cose di decenni prima. Ho affrontato gli scaffali impolverati, tirando fuori centinaia di scatole di pennini, inchiostri, matite… ma per me è stato quasi un gioco, avevo appena finito di studiare e mi è molto piaciuto.


Quando sei subentrato nella gestione del negozio?

Ho iniziato appena ho finito l’università nel 1990, perchè mio zio non ha figli, e mia madre ha solo me; mi sentivo quasi investito della responsabilità di portare avanti l’attività, anche se in realtà volevo fare tutt’altro nella vita. Comunque era un settore in cui sono nato e cresciuto quindi mi piaceva, non è stata una fatica. La cosa che mi appassiona di più è sicuramente la scrittura, infatti quando avevamo anche l’ingrosso, e io ero garzone di bottega, mio zio non era tanto contento, voleva che mi occupassi delle forniture per l’ufficio e delle cose che rendevano di più. Che però, più avanti, sono anche state le cose che con i primi anni ’90 sono venute meno, con Di Pietro e Mani Pulite. Non perché le forniture fossero una frode, ma perché erano con prezzi “un po’ più comodi”, e invece dopo c’è stato lo sbrago totale, e alla fine hanno proseguito le aziende con le spalle larghe, con i fatturati grossi, che potevano gestire prezzi minori, e tenere comunque un ricarico accettabile grazie ai grandi numeri. A livello di prodotti office con le grandi catene e i gruppi d’acquisto non c’è storia, e bisogna andare su cose più ricercate. Penne, riparazioni di penne… le riparazioni, forse perché non le fa più nessuno, sono molto richieste; ci arrivano penne da tutta Italia, a volte anche da troppo lontano e cerco di dissuaderli perché non è detto che si possano riparare.

Poi anche tutto quello che riguarda il Vintage; cosa che ho scoperto per caso girando intorno al magazzino; è una grande passione, tanto che sono quasi più collezionista che commerciante. Ho una collezione di inchiostri, una di matite d’epoca.. ogni tanto mi chiedono se le vendo ma di solito rifiuto perché è proprio la mia collezione privata. Alcune cose le scambio anche con altri collezionisti, come con le figurine. Ero talmente rapito da tutte le grafiche dei tempi… una semplice scatola di matite è un oggetto bellissimo, un piccolo gioiello. Come fa uno a non appassionarsi? E si capisce anche perché sia molto ripreso quello stile grafico negli ultimi anni.

 

Chi sono i vostri clienti?

Appassionati. Sicuramente alcuni clienti sono degli appassionati, anche a livello feticistico se si può dire così, che magari collezionano pennini e tutto quello che riguarda il mondo della cartoleria; ma anche i turisti stessi che magari vedono la collezione, fanno le foto, e poi acquistano, perché effettivamente una collezione così, permanente, è piuttosto rara. Essendo di fianco al Pantheon entrano tantissimi turisti, ma non comprano spesso; però non ce l’ho mai fatta a cambiare la merceologia mettendo i gadget e allineandomi a tutti gli altri negozietti che vendono calamite e cose del genere. Anche qui vicino c’era una cartoleria, anche quella storica, in cui mi capitava di andare da piccolo, ma quando il vecchio proprietario ha ceduto l’attività è diventata quasi esclusivamente una bottega di regalistica. Quindi è una bottega storica, ma ha proprio cambiato la sua funzione.

Quali sono i prodotti più richiesti?

La cosa che vendiamo di più è di sicuro il Vintage. Ma anche tutto quello che riguarda la scrittura: ad esempio vendiamo molti refill per le penne perché cerchiamo far scrivere qualunque penna, e quindi di averli di ogni tipo, anche di quelli che non producono più da vent’anni, o cerchiamo cartucce che siano compatibili. Riusciamo anche a vendere la pelletteria, ma più nel periodo delle feste.

Qual è stato l’impatto della pandemia sul vostro negozio?

Già pre-lockdown non andava benissimo, io ho iniziato a lavorare negli anni ’90, e dopo tre anni è iniziata una trafila di crisi, in cui già a rimanere “in piano” si fa fatica. Il lockdown è stato impressionante: qui non c’era nessuno. Stavo in negozio intere giornate senza vedere quasi nessuno. Prima, a volte, quando il centro era pieno e non si riusciva a camminare mi capitava di pensare che ci fosse troppa gente, che sarebbe stato meglio vedere meno persone. Non lo dirò mai più. Adesso le cose riprendono a girare, pian piano, ma c’è l’onda d’urto di prima, e non è facile. La passione ci fa andare avanti.

 

Curiosità:

Nel negozio è stata girata una scena, della serie “Tutta colpa di Freud”- disponibile su Prime Video, e nel cui cast figurano, tra gli altri, Claudio Bisio, Caterina Shulha e Marta Gastini.

Nella scena però il personaggio doveva acquistare alcuni faldoni, articoli che l’Antica Cartotecnica non tiene; è stato quindi necessario rivoluzionare l’intero allestimento, l’allestimento mettendo questi raccoglitori, per poi rimettere tutto a posto.

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