CI PUOI ACCENNARE BREVEMENTE LA STORIA DELLA NASCITA
DELL’AZIENDA E DEL SUO SVILUPPO NEGLI ULTIMI ANNI?
Pool Over nasce da 10 soci che hanno deciso – ormai quasi 30
anni fa – di formare un consorzio, allo scopo di portare in un’unica azienda i
contratti di distribuzione; nasciamo quindi come grossisti a tutti gli effetti,
e siamo distributori di tutti i marchi del mondo di cartoleria e ufficio –
Stabilo, Staedler, Fila, Pilot, …
Con il convergere di questi 10 soci si è creato il polo
d’acquisto, che da Milano compra e fa contratti per gli associati che
distribuiscono in tutta Italia.
Poi, logicamente, ci sono state delle modifiche in questi 30
anni, con l’acquisto di alcuni marchi, soprattutto negli ultimi 10 anni, come
Tinataunita, il lancio di Architetto, e altri nati negli ultimi anni, cercando
di andare ad equilibrare i margini aziendali tra prodotti distribuiti e
prodotti a marchio proprio.
Infatti, un conto è prendere un prodotto e distribuirlo, con
un margine del 30/40% e un conto acquistare un prodotto direttamente dal Far
East, e poi andare a produrlo e commercializzarlo con un proprio listino e la
propria distribuzione. Questo ha fatto in modo che si verificasse questa
evoluzione del grossista – che è una realtà quasi esclusivamente italiana.
Così, 6 anni fa, questo progetto ha creato ancora di più una
forza nel gruppo, che con 161 agenti monomandatari e dieci distributori in
tutta Italia hanno fatto in modo di accelerare i tempi per capire che strada prendere.
QUINDI AVETE FATTO UNA SCELTA IMPORTANTE…
Si, diciamo che siamo andati contro tendenza, in una
situazione in cui l’online e le catene di negozi si sanno essere i punti più
forti delle multinazionali, è invece anomalo che Pool Over 5 anni fa abbia
rivisto il suo statuto aziendale inserendo clausole ben precise: no online, no
grande distribuzione.
Le motivazioni sono due: da un lato i prodotti che noi
andiamo a realizzare sono difficili da spiegare in una grande distribuzione;
sono prodotti da raccontare e da toccare con mano, non dentro un blister. La
seconda motivazione è la storia di Pool Over, che è una storia di dettaglio e
non ha mai fatto grande distribuzione. Quindi il fatto di andare a distribuire
un prodotto solo a dei cartolai – che per trent’anni hanno fatto crescere
quest’azienda – ci ha dato la possibilità di decidere di investire sui nostri
punti vendita al dettaglio, e non sulla grande distribuzione. Questa è stata,
forse, una svolta dell’azienda, perché tutti ci davano per morti, compreso
Amazon, che ci aveva contattato chiedendoci il prodotto è un segnale di forza.
Amazon oggi è una vetrina sul mondo, che noi abbiamo rifiutato perché ad oggi
lavoriamo al dettaglio, non sull’estero; non abbiamo negozi monomarca; i punti
vendita che hanno i nostri prodotti a marchio Tinta Unita sono diventati
1800/1900. Ne serviamo circa 5.000 in totale con i prodotti che abbiamo in
distribuzione. La battaglia sulla distribuzione è andare a vendere un prodotto
che hanno tutti al prezzo migliore, ma oggi abbiamo un nostro listino che si
rifà a quelli che ci passano le multinazionali, perché la guerra al ribasso non
è generativa e va a deprezzare tutto il settore. L’introduzione dei prodotti a
marchio ci ha permesso in questi 6 anni di passare da 9/10 milioni di euro di
fatturato a 32/34 milioni, un incremento notevole, anche a fronte di due anni
di pandemia e uno di guerra. Questo è ciò che sta realizzando Pool Over, che è
anomalo in un mercato che sicuramente si basa molto sull’online e sulla grande
distribuzione.
Le fonti produttive delle nostre linee a marchio sono due:
il Far East, quindi l’Asia – soprattutto la Cina e qualcosa in India – per
qualità e costi. Invece sul prodotto cartaceo l’Italia ha certamente un
know-how elevato. Anche se dall’altra parte spingono molto, ma per fortuna sono
a molte ore di aereo o nave, sennò sarebbe molto difficile anche mantenere
questi margini in Italia a livello produttivo. Quindi diciamo che la produzione
è circa all’80% Far East, e al 20% Italia.
NEGLI ULTIMI ANNI I RINCARI, PRIMA DELLE MATERIE PRIME E
POI DELL’ENERGIA, SONO STATI MOLTO FORTI, COME AVETE VISSUTO QUESTO DELICATO
MOMENTO DI MERCATO?
Io vado in asia dal 1991 e conosco molto bene la loro
mentalità; qui c’è stata tanta speculazione, è visto come più facile aumentare
i prezzi: le aziende chiudono, covid, rincaro energetico, e alcuni hanno
aumentato i prezzi di due o tre volte, mentre in asia il rincaro è stato tra
3-4, al massimo 7%. La gestione dei prezzi, anche e soprattutto dell’energia, è
pura speculazione. E tutti nel nostro settore devono fare i conti con questa
situazione, nel senso che oggi una famiglia per acquistare dei prodotti per
mandare i figli a scuola, fa attenzione al costo di quello che compra. E qui è
importante la nostra attenzione al rapporto qualità-prezzo che crea negli
acquirenti fiducia. Perché il prezzo è centrale ma non basta: il prodotto deve
essere in ordine, ben fatto, di qualità e questo garantisce ai nostri punti
vendita una distribuzione molto più sana, e quindi non ha paura di investire
con noi sulle campagne che gli proponiamo, perché stiamo lavorando per loro.
Questo è un segnale che abbiamo dato al mercato, quindi il mercato sta
rispondendo in modo positivo.
La problematica maggiore negli ultimi anni sono stati i costi
dei noli; il prodotto non è mai mancato, ma si è passati da container che
costavano 2500 dollari (40 piedi) a 18.000 dollari. Questo ha creato un grosso
distacco sulle importazioni. Soprattutto nell’abbigliamento è stato un grande
peso, perché arrivavi ad avere un costo maggiore per il trasporto che per il
prodotto. Quando abbiamo iniziato ad importare copertine ad anelli, o altri
prodotti che trasportano aria, si aveva magari un contenuto di 20.000 dollari a
fronte di un trasporto da 18.000. era diventato quindi insostenibile. E qui
torniamo sul discorso della speculazione: meno navi partivano e più i prezzi
erano gonfiati. Chi ha avuto la possibilità di spostarsi dall’asia e venire in
Europa e nei paesi dell’est (Turchia, Marocco, Algeria), e molti nel tessile lo
hanno fatto, perché non era un problema. Ma costruire in Europa uno zaino o un
astuccio a tre piani è molto più complicato, quindi in alcuni casi i margini si
sono ridotti al minimo, ma non potevamo rifiutare la merce, perché i nostri
clienti aspettavano noi e quindi non potevamo non importare anche se i costi
non erano previsti. E il sovrapprezzo non poteva essere assorbito dal cliente,
perché aumentare i listini post-ordine non sarebbe stato corretto a livello
etico e a livello commerciale: se ti ho venduto un astuccio a 32 euro, non
posso fartelo pagare 48 perché i noli sono arrivati a triplicarsi. Le
marginalità sono scese, ma assorbire questo calo ha permesso di costruire il
nostro progetto e continuare in questa strada. E di certo è stato notato dai
rivenditori che non li abbiamo abbandonati nemmeno in questo momento di
difficoltà. Quel momento ora è pressoché passato, si è tornati a 3/4000 dollari
a container, quindi sta rientrando un po’ tutto.
PARLIAMO DI FILIERA: CI PUOI RACCONTARE COME FUNZIONA LA
VOSTRA RETE? IL CONTATTO CONTINUATIVO CON I NEGOZI VI PERMETTE DI AVERE
FEEDBACK E RISCONTRI UTILI SULL’ANDAMENTO DEL MERCATO E DEI PRODOTTI?
Abbiamo una struttura per cui ogni associato ha tra i 9 e i
16 agenti, il grosso vantaggio è che ci sono collaboratori che da 20 anni vanno
lo stesso giorno e la stessa ora nello stesso punto vendita, e questa unione
tra il distributore e l’azienda è un contatto continuo. Abbiamo quindi un
feedback diretto e continuativo con il cliente, che è abituato ad accogliere
l’agente, sa che passerà quel giorno a quell’ora senza nemmeno dover prendere
appuntamento. Il feedback è quindi molto veloce e utile a capire cosa si
potrebbe o dovrebbe sviluppare nelle campagne successive.
Ci sono alcune merceologie, come di certo la cartoleria, ma
anche le mercerie e le edicole probabilmente, che purtroppo sono enti
commerciali tendenzialmente gestiti da persone anziane, dove manca in gran
parte il riciclo, e tutta la parte online in realtà è limitata anche solo per
motivi di abitudine o anagrafici.
Bisogna valutare che l’Italia non è Milano, Roma, Firenze,
Napoli, Catania e Palermo, ma è anche e soprattutto provincie, ed è nelle
province che il fatturato gira. Perché nelle città si vende il fumo, si vendono
i prosecchi, gli sbagliati e i gin tonic, la parte commerciale vera si fa in
provincia. Le aziende lavorano molto più nelle province che nelle città, ed in
provincia ci sono merceologie che sono tendenzialmente anziane, e senza
ricambio le aziende tendono a chiudere. Anche per questo gli agenti sono
fondamentali. Il grosso business si gestisce al di fuori dei centri storici.
DALLA PANDEMIA STIAMO REGISTRANDO UN RITORNO AI NEGOZI DI
PROSSIMITÀ, STATE REGISTRANDO LA STESSA TENDENZA?
Il nostro prodotto è molto sceso nella GDO negli ultimi 4-5
anni. Un calo anche legato agli spazi: prima la GDO lasciava alla cancelleria
anche 6 metri di scaffale, con tutti i prodotti, e lo scaffale era gestito
dalle aziende espositrici, per il rifornimento e mantenere in ordine. Un costo
alto per le aziende, e con il problema di riuscire a farlo durante i fine
settimana, in cui c’è bisogno di intervenire più volte, il che porta a perdere
vendite. Le metrature ridotte, quindi, hanno certamente avuto una ricaduta. Sul
fatto della riscoperta del dettaglio confermo la tendenza: ci siamo riabituati
a guardare il negozio sotto casa molto di più di quanto facessimo prima, quindi
c’è stato un ritorno al dettaglio, soprattutto sul nostro tipo di prodotto.
Nel nostro settore, ma anche per quanto riguarda l’editoria,
la grande distribuzione il 14 settembre chiude le liste; quindi, se tu hai
fatto la tua lista di libri ed entro il 14 ti è arrivato tutto sei felice; dopo
il 14 le ricerche sono chiuse, tutto quello che è stato trovato è stato
consegnato, e per il resto il rivenditore si deve arrangiare. Quindi la gente
sta tornando nelle cartolerie ad acquistare i libri, perché il cartolaio
sicuramente è più fidato e, una volta che ha la lista in mano, fino all’ultimo
minuto ti porta a casa quel libro che ti serve. Così negli ultimi due anni
molta gente è tornata in cartoleria per questo tipo di servizio, e la crescita
nel periodo scuola sicuramente c’è.
QUALI INIZIATIVE STATE PORTANDO AVANTI PER I PUNTI
VENDITA? COME GESTITE LA COMUNICAZIONE E IL MARKETING?
“Cartolaio Amico”, dopo 25 anni di brand, è andato in
pensione ed è nato il Tinta Unita Shop. Il Cartolaio Amico era un contenitore
di marchi di distribuzione ed era nato per agevolare i nostri clienti durante
il periodo scuola con volantini con dentro tutti i prodotti di distribuzione.
Volantini costruiti per creare richiesta nel proprio punto vendita. Poi ci sono
state delle evoluzioni sul marchio, ma oggi – con 30 mln di prodotto a marchio
– era tempo di evolvere, e abbiamo trasformato dal cartolaio Amico a Tinta
Unita Shop. Quest’ultimo si occupa dell’immagine dei prodotti a marchio,
coordinandoli con strategie di immagine e di marketing. Realizziamo per i
cartolai dei concorsi che non potrebbero permettersi, regalando ad esempio
Istant Win, concorsi lungo tutto l’anno.
La creatività nasce tutta all’interno dell’azienda, da sei
anni a questa parte non ci appoggiamo ad aziende esterne per la parte creativa
e di comunicazione che è tutta fatta in casa, tutto nasce quindi all’interno
dell’azienda sia a livello grafico che tecnico su prodotti e collezioni.