Chi non ha mai annotato qualche cosa su di un post-it? Chi
non ne ha mai ricevuto uno con scritto sopra qualche cosa? Chi non ci ha mai
scritto le password per attaccarle al monitor del pc?! (per quanto fosse
consigliato diversamente per motivi di siucurezza…) La nascita dei noti
foglietti adesivi colorati può insegnare molto, una storia molto particolare
che di certo merita di essere raccontata.
I post-it non sono stati inventati in un garage da un
visionario istrionico come ci ha insegnato a pensare un po’ tutto lo
storytelling che si occupa di impresa e azienda. I post-it non sono nemmeno il
colpo di genio di un imprenditore che riesce d’emblée ad inventare una cosa e a
piazzarla di colpo sul mercato. Sono, invece, stati inventati da due normali
impiegati, Arthur Fry e Spencer Silver, che lavoravano come ricercatori alla
3M: un’azienda con una produzione davvero diversificata, leader di mercati
spesso non così attigui tra loro.
L’INVENZIONE
Nel 1968 Silver creò una colla che però non funzionava come
doveva: infatti, non si attaccava con forza come quella che avrebbe dovuto
inventare.
La colla uscita da quegli esperimenti – un errore di
formulazione – era davvero particolare, si attaccava e si staccava senza
rovinare le superfici con cui entrava in contatto, e non seccava
immediatamente. Essendo un adesivo molto debole, però, Silver non riusciva a
trovare un impiego per questa formula. Non la buttò via, la archiviò fra i
fallimenti in attesa di momenti migliori. Poi pensò che con il confronto coi
colleghi sarebbe potuto tornare utile e iniziò a parlare in ufficio della sua
scoperta. Così durante una presentazione aziendale, Silver fece conoscere ad
Arthur Fry, uno dei colleghi presenti, la sua colla “a presa debole”. Fu Arthur
Fry, collega ricercatore della 3M, a intuire il modo per poter commercializzare
l’invenzione di Spencer Silver. Per farlo, come spesso accade, partì dal
bisogno. Perchè si sa, il bisogno muove le persone e la creatività.
Fry cantava nel coro e durante le prove in Chiesa, perdeva
facilmente il segno, perché i foglietti colorati che aveva messo per segnare i
canti e le pagine scappavano fuori dal libro. A Fry venne in mente l’idea che
avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Se avesse usato la colla del collega
per fissare i segnalibri alle pagine, il libro degli inni non si sarebbe
rovinato e il segni non si sarebbero persi. L’idea era geniale.
IL SUCCESSO ARRIVA NEL TEMPO
Dopo l’intuizione le cose non sono però andate “in discesa”
fino alla commercializzazione; lo sviluppo del prodotto e la
commercializzazione furono processi molto lenti. I dirigenti della 3M non
credevano affatto nell’intuizione di Fry, anzi erano davvero convinti che i
post-it sarebbero stato un fiasco perché, a loro avviso, le persone avrebbero
preferito i segnalibri tradizionali e non avrebbero mai pagato per avere i
post-it. Così per diversi anni non successe assolutamente nulla. Fry non smise però
di lavorare al suo progetto, installando un macchinario nel suo appartamento
aggiunse la colla a bassa tenuta di Spencer Silver a dei fogli di carta.
Convinto che i problemi fossero parte integrante dei processi innovativi,
ciclicamente tornava alla carica, proponendo all’azienda di fare un test.
Ma senza il supporto del management, per quanto insistente,
Fry non sarebbe riuscito a fare nulla. Così appena ebbe a disposizione dei
post-it li regalò ai dirigenti che iniziarono ad usarli.
TEST, SVILUPPO E LANCIO
Nel 1977 la 3M finalmente disse sì e venne fatto un lancio di
prova che purtroppo non ebbe esiti soddisfacenti. All’epoca si pensava di usare
quella colla per attaccare e poi staccare alle bacheche aziendali degli annunci
in A4 e così si fece il test promuovendo il prodotto per questo tipo di
impiego.
Analizzando però i risultati, davvero poco incoraggianti, i
manager della 3M si accorsero che i post-it venivano usati in azienda in modo
diverso da quello che si era pensato all’inizio. Infatti, i colleghi e i
manager avevano cominciato ad usare i post-it non come segnalibri o per la
bacheca aziendale ma come una nuova modalità di comunicare. Si lasciavano
messaggi gli uni gli altri, annotati sui post-it e attaccati un po’ ovunque.
C’era chi li usava per segnare punti importanti di alcuni documenti, mettendoci
una freccia sopra e chi annotava considerazioni personali vicino ai paragrafi
in cui c’erano cose da tenere presenti.
A questo punto la 3M convertì il nome della soluzione in
Post-it Notes, sostituendo il precedente “Press and peel” e ri-programmò un
nuovo test in una città della Virginia, per vedere come le persone avrebbero
risposto a questo nuovo spunto. Promossi in maniera differente i simpatici
foglietti appiccicosi piacquero molto e il test si concluse con un risultato
molto incoraggiante.
Fu però solo nel 1980 che i Post-it vennero lanciati in
maniera ufficiale dalla 3M. Da allora ne sono stati messe in commercio oltre
1000 versioni diverse. Un successo planetario che perdura ancora oggi.
La 3M è un’azienda che, con i suoi tempi, ha investito in
ricerca e sviluppo, scommettendo sulle idee di oltre 7000 scienziati,
registrando moltissimi brevetti che vanno dai Post-it, agli erogatori senza
CFC, ai nastri adesivi fino agli adesivi per il dentale, è stata inoltre una
delle prime aziende a permettere di investire parte del tempo di lavoro dei
dipendenti in progetti personali. Una pratica comune fra le imprese di successo
che viene sempre più presa in considerazione, visti i risultati che è capace di
generare. Basti pensare che la 3M ha registrato nella sua storia 118.000
brevetti e che tutt'oggi ne registra ben 4.000 l’anno.
POST-IT UN CASO DI SERENDIPITÀ
Il termine serendipità indica l'occasione di fare scoperte
per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se
ne stava cercando un'altra. Il termine fu coniato in inglese (serendipity) da
Horace Walpole nel XVIII secolo e rientra pertanto nel novero delle parole
d'autore. La serendipità viene spesso concettualizzata dagli studiosi come un
tipo particolare di fortuna, che emerge da una combinazione di ricerca,
contingenza e conoscenza pregressa. Sebbene dunque il concetto di serendipità
sia indissolubilmente legato a quello di incertezza, la serendipità richiede
una buona sintesi di preparazione e apertura verso il nuovo attraverso meccanismi
di dubbio generativo.
Una famosa frase per descrivere la serendipità è del
ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe:
«La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci
la figlia del contadino.»
È interessante come nel capo dei post-it la serendipity sia
intervenuta ben due volte: la prima con la “scoperta” di una colla a bassa
adesività (mentre Spencer cercava di creare un adesivo forte), e la seconda con
l’uso “alternativo” del prodotto da parte degli impiegati dell’azienda che,
invece che usarli come segnalibro, impiegarono i foglietti per lasciarsi
messaggi o prendere appunti.
CARATTERISTICHE
I prodotti Post-it sono realizzati in varie forme (es.:
quadrato, rettangolo, mela, foglia, ecc...), colori (giallo, arancione, fucsia,
verde, ecc...) e dimensioni, anche se il formato tipico è un quadrato giallo di
7,6 cm per lato. Sul retro è presente una striscia di adesivo piuttosto debole
larga circa 1 cm, che permette di attaccarli e staccarli su varie superfici
piane.
A metà degli anni Ottanta fu lanciata una versione di
blocchetti con le strisce adesive su lati alterni, che possono essere inseriti
in un dispenser e staccati singolarmente in maniera analoga a quanto avviene
con i fazzoletti di carta.
POST-IT DIGITALI
Sono stati creati dei Post-it virtuali sotto forma di note
desktop sia per Windows che per Mac OS.[1] Le note virtuali simili ai Post-it
sono presenti anche online tramite Evernote, Google keep o Microsoft OneNote.
Nel 1997, la 3M fece causa a Microsoft per violazione del
marchio, poiché utilizzò il termine "Post-it" in un file di aiuto.