È un sorriso che
dura da settant’anni e che non smette di crescere. Diventati un classico dell’apprendimento,
capaci di divertire e di far crescere intere generazioni, i “chiodini” sono
nati nel 1953 grazie a una formidabile intuizione di Alessandro Quercetti
(1920-2010), il fondatore dell’azienda torinese che tuttora porta il suo nome.
Con quel gioco
educativo Alessandro diede forma a un’idea destinata a fare storia: permettere
ai più piccoli di imparare a conoscere il mondo toccandolo con mano. Molto giovane, prima di dedicarsi
all’invenzione di giochi, Alessandro Quercetti era stato pilota di aerei
militari. Era quindi un uomo abituato a mettere alla prova sé stesso e a
osservare le cose da punti di vista diversi. Decise così di realizzare la sua
idea facendo propri un principio e una sfida.
Il principio
consisteva nella convinzione profonda che la concentrazione e l’apprendimento
potessero coesistere perfettamente sotto forma di gioco creativo all’interno di
uno stesso processo manuale. La sfida, invece, stava nel desiderio di riuscire
a dare concretezza a quel convincimento realizzando un prodotto educativo che
fosse quanto più semplice possibile per utilizzo e quanto più utile possibile
per efficacia formativa. Quercetti arrivò allora a concepire un gioco composto
da pochi e basilari elementi. Fino al 1953, quegli elementi erano una tavoletta
di cartone traforata e dei “fiammiferi” di legno con capocchia in cera colorata
(gli antenati degli attuali “chiodini”). Poche cose, ma tutte
fondamentali.
Con gli anni, e
con l’avanzare sempre più planetario di un successo senza confini (oggi il
gioco è venduto in Europa, negli Stati Uniti d’America, in Cina e in Giappone),
tanto la “tavoletta” quanto i “chiodini” conosceranno una propria evoluzione e
avranno inoltre destinazioni diversificate relativamente alle diverse fasce
d’età, come dimostra “Pixel Art”, il “chiodino per adulti” targato
Quercetti che permette di riprodurre fotografie oppure opere d’arte su supporti
adatti a diventare anche elementi di arredo.
Quello che
Alessandro Quercetti realizzò nel 1953 non era soltanto un prodotto, per quanto
fortunato.
Era ed è, soprattutto, un “paradigma” formativo capace di
adattarsi ai tempi e di modificarsi in base alle differenti esigenze dei
contesti sociali o delle diverse sensibilità (basti dire che la linea
“PlayEco+” prevede “chiodini” realizzati in plastica riciclata).
Nella ricorrenza
dei settant’anni, i “chiodini”, non smettono di ricordare a tutti come e quanto
Alessandro Quercetti avesse da subito fatto sua una visione profondamente etica
della realizzazione dei giochi. Occorreva – questo il suo credo – che i giochi
contribuissero realmente e concretamente alla crescita dei bambini.
Un senso di
responsabilità – questo –che trova corrispondenze in un forte senso di
attenzione sociale e di consapevolezza civile: l’azienda, infatti, ha sempre
avuto sede a Torino e tutti i prodotti sono fabbricati in Italia. In casa Quercetti lo stile è sempre stato
sostanza. È anche per questo che, da
settant’anni a questa parte, sul volto dei più piccoli che giocano con i
“chiodini” torna puntualmente a dipingersi – a Roma come a Parigi, a Tokyo come
a Pechino – un sorriso che ha il colore delle promesse mantenute.