L’olio di scarto trova nuova vita nella produzione di inchiostro: un’innovazione importante che trasforma un problema in una risorsa

23 gennaio 2023
IsusChem - spin-off dell'università Federico II di Napoli – è una startup che, sfruttando le analogie tra le molecole, ha convertito prodotti potenzialmente inquinanti in materia prima. "Perché il futuro è la chimica verde"

La conoscenza necessaria, e il coraggio di guardare da una prospettiva diversa all’esistente sono gli ingredienti dell’intuizione alla base del progetto di IsusChem. Un’intuizione semplice ma geniale, perché le molecole usate all'interno degli inchiostri da stampa (la cui domanda europea è di un milione di tonnellate per anno, di cui 250.000 con inchiostri formulati a base di solventi vegetali) sono molto simili a quelle dei derivati degli oli di scarto.

Di qui l'idea di sostituirli, trovando in un solo colpo la soluzione a due problemi: quello dello smaltimento degli scarti oleosi e di reperimento delle materie prime (che impatta sull’ambiente in molti modi).

Gli esiti sono sorprendenti: il potere solvente è risultato di gran lunga superiore e i prodotti da stampa si sono rivelati il 35-40% più sostenibili.

La start-up partenopea - spin-off del dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II – è nata, infatti, con l'obiettivo di valorizzare a livello industriale i prodotti derivati da oli esausti. Nel 2019 ha avviato la prima, importante produzione.

Green chemistry, è il nome dato a questa ed altre buone pratiche nel comparto chimico; un'espressione che racchiude tutti gli approcci volti a rendere i processi chimici sicuri e sostenibili dal punto di vista ambientale, in termini di una riduzione drastica dell'inquinamento.

"… Siamo partiti proprio da qui, dall'idea che gli oli di frittura usati possano essere una risorsa più che un problema - conferma a la Repubblica Vincenzo Benessere, ceo di IsusChem - e che contengano un'alta concentrazione di oli vegetali usati, le cui modificazione producono sostanze come acido azelaico e acido pelargonico. Il primo era già usato in ambito farmacologico e tessile, il secondo sembrava non servire a nulla. E invece ci siamo accorti che una sintesi di questa sostanza è utile al processo produttivo di inchiostri da stampa offset. Con un importante risparmio economico nella produzione e un impatto ambientale minore in termini di gas serra emessi".

Si calcola, infatti, che fino al 40% della formulazione di un inchiostro per la stampa proviene da una materia prima a base vegetale che, come sottolinea Benessere, "consuma suolo e compete con la coltivazione di prodotti alimentari ed è dunque una materia prima rinnovabile ma non sostenibile eticamente e da punto di vista ambientale". L’impiego di sostanze che derivano da oli di scarto riduce quindi sensibilmente l'impatto ambientale, incrementa la sostenibilità degli inchiostri e, come sottolinea il ceo della startup, "rende più nobile un prodotto come l'olio di frittura usato che altrimenti andrebbe termodistrutto".

"Tutto è nato perché, come chimici e accademici, volevamo dare un contributo concreto favorendo un nuovo approccio nella conversione delle biomasse di scarto, tanto più in un territorio in cui il tema dell'ecosostenibilità è da sempre stato cruciale per il progresso territoriale e la lotta alle ecomafie". spiega ancora Vincenzo, che - accompagnato da Martino Di Serio, che ha proposto lo spin-off per il dipartimento di Scienze Chimiche - ha coordinato i gruppi di ricerca Metor e NICL.

"D'altronde - riattacca Benessere - non vi è circolarità senza riutilizzo di scarti, senza riduzione dell'energia impiegata da un processo, senza una vera produzione circolare di sostanze che verranno poi immesse sul mercato. La green chemistry sarà, sempre più, uno dei principali motori di una nuova economia, più giusta a livello sociale e ambientale".

Una storia di competenza e passione all'ombra del Vesuvio a cui il mercato sembra essere fortemente interessato. "I maggiori clienti attuali sono italiani con un certo interesse in Campania", spiega Benessere. "E del resto andiamo in una direzione per cui le sinergie industriali siano ben radicate sul territorio e i mercati soprattutto di 'prossimità', perché siamo ben consapevoli del fatto che anche il trasporto incide particolarmente sulle emissioni complessive di gas serra".

E la storia di startup come IsusChem pare confermare il trend sempre più verde delle nuove aziende made in Italy, con ottime performance in Campania: qui il numero delle startup innovative ha sfondato quota 1400 e vale alla regione il terzo gradino sul podio, alle spalle di Lombardia e Lazio.

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