UNA STORIA MILLENARIA
Le prime misture di
inchiostro risalgono a 5 mila anni fa, e furono sviluppate, quasi in
contemporanea per prime dagli Egizi e dai Cinesi.
Gli Egizi utilizzavano
due inchiostri: uno nero a base di nerofumo e gelatine e, l’altro rosso, fatto
con estratti vegetali e solfuri o ossidi. Da quella volta anche tuttora si dice
“inchiostro di china” per intendere l'inciostro nero, l’unico che veniva usato
dai cinesi agli inizi.
Al tempo della Roma
antica, l’inchiostro era chiamato Atramentum. Fabbricare inchiostro, a quel
tempo, era una vera e propria arte artigiana a quel tempo.
La prima ricetta per un
inchiostro perfetto la troviamo nella descrizione di Vitruvio, scrittore romano
vissuto nel I sec. a.C.: al nerofumo di pece, per fare un buon inchiostro,
veniva mescolato un legante, come la gomma arabica, un olio o anche la colla di
pesce.
Nelle decorazioni con
inchiostri colorati di quel tempo, il
nerofumo veniva sostituito con altri elementi, come le conchiglie dei murici
per ottenere un rosso porpora.
In origine, come anche
nel medioevo, per stendere l’inchiostro venivano utilizzate delle canne di
palude chiamate calami, da cui il nome
calamaio per la boccetta dove si teneva l'inchiostro.
l’inchiostro ai tempi
era essiccato ma era pronto all’uso in qualsiasi momento: bastava infatti un
po’ d’acqua per diluirlo e, una volta sciolto, era di nuovo pronto all’uso.
Con gli anni, sono comparsi anche gli inchiostri
metallogallici, dati da una reazione chimica tra il tannino che veniva estratto
dalle scorze di frutta o noci di galla assieme a un sale metallico.
Con la nascita della
stampa a caratteri mobili è nata una
vera industria dell'inchiostro e, dal 1800 si è iniziato ad utilizzare sostanze
chimiche al posto di quelle naturali che hanno reso possibile la creazione di
una grande varietà di inchiostri
L’INCHIOSTRO MODERNO E IL RITORNO AGLI
INCHIOSTRI VEGETALI
L’inchiostro moderno è a base di anilina, un
liquido oleoso, moderatamente solubile in acqua, incolore appena preparato, ma
in grado di virare al giallo bruno in presenza di ossigeno. Entrato un uso come
base per i coloranti sintetici nel 1856. La maggior parte degli inchiostri
all’anilina sono coperti da brevetto, per cui la loro esatta composizione non è
nota. Mentre i primi inchiostri moderni erano molto sensibili all’esposizione
all’aria e alla luce; la migliore qualità delle varietà prodotte al giorno
d’oggi conferisce loro maggiore stabilità, anche se sono facilmente attaccati
dagli agenti chimici. Tra gli inchiostri all’anilina di più largo consumo si
debbono ricordare quelli per le penne a sfera (solubili in acqua e nei più
comuni solventi organici) e quelli per le penne stilografiche (solubili in
acqua e molto sensibili alla luce).
Tornando al presente, c’è un lento ma convinto
ritorno agli inchiostri vegetali, dovuto a due motivi principali, entrambi
legati alle normative della Comunità Europea a riguardo.
Il primo è stato l'introduzione di norme
severe sul contenuto di metalli pesanti, come piombo, cadmio e cromo
esavalente. Nelle vernici si usavano pigmenti a base di cromo per ottenere il
giallo (è uno dei motivi per cui i taxi da noi sono passati dal giallo al
bianco) e di piombo per i famosi "minio" (utilizzato come
antiruggine) e "biacca" (bianco). Questi colori sono stati sostituiti
con pigmenti organici. Nel campo degli inchiostri è accaduto qualcosa di
simile, ovvero la sostituzione di composti con metalli pesanti con pigmenti
organici.
Il secondo è la normativa REACh, che per la
prima volta al mondo stabilisce che una azienda che produce o importa una
sostanza nell'Unione Europea in più di 1 tonnellata/anno deve presentare un
dossier in cui dimostra che essa è sicura per gli usi ai quali è destinata. Nel
campo degli inchiostri i requisiti di sicurezza sono molto alti poiché un
inchiostro può finire sulle dita o essere accidentalmente ingerito se la penna
finisce nelle mani di un bimbo. Di conseguenza la sua destinazione d’uso, che
in gergo tecnico si chiama "uso disperso", pone requisiti di
sicurezza molto maggiori che non per una sostanza che viene usata solo da
personale specializzato in ambienti controllati. Produrre un dossier ha alti costi
per via della quantità di dati e di studi che occorre allegare, quindi molte
aziende, di fronte o a sostanze che avrebbero potuto comportare problemi (ad
esempio il fenolo, per il quale recentemente sono stati ridotti i limiti di
esposizione) o anche solo di fronte al fatto di dover investire per la
registrazione di una sostanza sapendo di non poter recuperare i costi, hanno
preferito riformulare i loro prodotti.
INCHIOSTRO
PER STILOGRAFICHE: COME SCEGLIERLO?
Non sempre risulta facile scegliere l’inchiostro più adatto
al proprio strumento di scrittura e ai propri gusti; le qualità fondamentali
dell’inchiostro per scrivere devono essere – tra le altre- la rapidità nei
tempi di essiccazione, la nitidezza del tratto, la scorrevolezza e
l’inalterabilità del colore.
Oggi, sul mercato è possibile trovare una grandissima
varietà di inchiostri per penne stilografiche che si differenziano tra loro per
colore, tono, sfumature, tempo di asciugatura, tipo di contenitore (che a
seconda della forma e del design può rendere più o meno facile la ricarica del
serbatoio).
Il punto di forza della penna stilografica, che la
differenzia nettamente dai modelli roller e da quelli a sfera, è la qualità del
tratto, unico in quanto a espressività, eleganza, fluidità e scorrevolezza.
Proprio per questo, ci sono tantissimi tipi di inchiostro differenti per la
penna stilo, che consentono un’ampia scelta in linea con le caratteristiche di
ricercatezza e sofisticata eleganza di questo strumento di nicchia.
A seconda del modello, l’inchiostro per la stilografica può
essere fornito al serbatoio con una cartuccia, un contagocce, o con altri
sistemi di trasmissione abbastanza specializzati. Quando ci si appresta a
scegliere un inchiostro tra i tanti a disposizione, bisogna anzitutto evitare
di scegliere modelli troppo economici. Un inchiostro non buono potrebbe
inficiare le ottime capacità della stilo. Certo, nemmeno si tratta di scegliere
sempre e comunque l’opzione più cara. Piuttosto, per andare sul sicuro, occorre
prendere in considerazione alcuni importanti aspetti che consentono di valutare
al meglio le qualità dell’inchiostro.
Le caratteristiche fondamentali per un buon inchiostro sono
fluidità e delicatezza. L’inchiostro deve poi garantire una rapida asciugatura,
scorrevolezza e non deve assolutamente corrodere il materiale con cui entra in
contatto. Inoltre, aspetti fondamentali sono anche la resistenza all’acqua, la
saturazione e la permanenza su carta. Tutti questi elementi sono da valutare,
prendendo comunque in considerazione che l’inchiostro per le stilografiche può
essere nero o colorato e che anche questo influisce sulle caratteristiche del
tratto. Una stilografica a tratto fine, per esempio, potrebbe soffrire
nettamente un inchiostro di colore tenue, che invece potrebbe rivelarsi perfetto
per un tratto Bold.
Proprio per la complessità della scelta e le diverse
componenti tecniche di cui occorre essere a conoscenza, spesso, la soluzione
migliore, e quella presa più spesso dai clienti, è rivolgersi a un punto
vendita specializzato in grado di fornire tutta l’assistenza e i consigli
necessari.