Cambiamento dei consumi, potere dei nuovi media, specializzazione dell’offerta, e ancora, globalizzazione e trasformazione dei punti di riferimento socio-culturali: questi elementi hanno modificato profondamente, e stanno continuando a mutare, l’approccio allo storytelling di marca. Se osserviamo le etichette dei prodotti sugli scaffali di un supermercato la cosa appare evidente. Tra le istituzioni che si occupano di monitorare i fenomeni del largo consumo c’è l’Osservatorio Immagino GS1 Italy. Giunto alla decima edizione, lo studio semestrale incrocia le informazioni riportate sulle etichette delle migliaia di prodotti digitalizzati da Immagino con i dati relativi al volume delle vendite nella grande distribuzione rilevati da Nielsen. Grazie all’analisi dei principali messaggi on pack, emergono con chiarezza tre macro-ere di evoluzione per quanto riguarda i consumi.
ERA DELLA DISPONIBILITÀ
Fino agli anni ’60 e ‘70, il principale motore d’acquisto
era rappresentato dalla semplice reperibilità dei prodotti: si acquistava ciò
che era disponibile. I primi consumatori badavano al sodo e non avevano grandi
pretese, se non la ragionevolezza del rapporto tra il prezzo e la qualità dei
prodotti acquistati. Un processo di selezione così lineare da risultare
pressoché inconcepibile agli occhi del consumatore moderno e contemporaneo,
abituato alla sovrabbondanza d’offerta e della varietà – tanto più negli ultimi
anni, segnati dall’online-shopping.
ERA DELLA FEDELTÀ
Fino a qualche generazione fa, indicativamente fino a quella
dei nati negli anni ‘50 e ‘60, il consumatore concedeva a uno strumento
potentissimo -la marca- di guidare e di influenzare le sue abitudini di
consumo. Una stagione caratterizzata dalla consacrazione dei brand, celebrati
come contenitori di valori dalle personalità ben definite, capaci di attrarre i
consumatori e di ottenerne la fiducia a lungo termine. La scelta di un brand di
pasta o di detersivo era (quasi sempre) per la vita, un fatto identitario che
rispecchiava anche un’appartenenza sociale e l’ambizione ad essere riconosciuti
come parte di un gruppo dalle caratteristiche omogenee. Anche questa modalità è
molto lontana dal nostro approccio, caratterizzato quanto mai dalla
frammentazione della domanda.
ERA DELL'INFORMAZIONE
Oggi, invece, siamo immersi nell’epoca dell’informazione: le
etichette sono gradualmente diventate libretti di istruzioni a cui è affidato
lo sfidante compito di guidare un consumatore sempre più infedele, esigente e
selettivo. Un interlocutore sfuggente, mutevole e difficile da conquistare, mai
così attento all’entità e alla natura dei messaggi veicolati da testi e
immagini presenti sulle confezioni. La sfida per i brand diventa complessa,
richiede specializzazione, capacità di data mining e una forte vocazione
all’autenticità, che riguarda tutto lo storytelling della marca e del prodotto.
COINVOLGIMENTO SENSORIALE
Come rileva l’Osservatorio Immagino, ad esempio, il coinvolgimento
dei sensi è tra gli aspetti più importanti e che risultano più trasversali alla
narrazione di prodotto. Mai come oggi al consumatore è suggerito cosa
aspettarsi dall’assaggio di un prodotto, anticipando l’esperienza con claim
quali “croccante”, “ruvido” o “extra fine”. La “texture” del prodotto, la sua
consistenza, diventa protagonista della comunicazione “on pack”. Questo vale
per i prodotti alimentari, ma anche per molti prodotti del beauty, venduti
grazie alle loro promesse di coinvolgimento “fondenti”, “impalpabili”,
“liquide” e così via, fino al mondo della cartoleria e della creatività.
ITALIANITÀ E REGIONALITÀ
Delle 125.431 referenze monitorate, un quarto dichiara con
orgoglio la propria italianità. L’origine si riconferma tra gli elementi più
utilizzati dai brand per avvicinare il prodotto ai consumatori e rassicurarli,
ma non solo. Dichiararsi “italiano”(o “prodotto in Italia”) costituisce indubbiamente
un vantaggio poiché rafforza il messaggio ed estende il portato dal racconto di
marca.
L’EMPATIA COME CHIAVE DEL NUOVO STORYTELLING DI MARCA
In questo scenario, l’attenzione pare concentrarsi sulle
caratteristiche di prodotto e il ruolo delle marche pare venire meno, ma non è
così. Il loro obiettivo è riuscire a dare un valore superiore all’offerta.
Questo si può realizzare combinando innovazione di prodotto, con un ruolo più
alto, teso a creare un’empatia profonda con il consumatore. Devono essere
coniugati due livelli di narrazione: uno sociale, in cui la marca prende una
posizione, e uno più pratico, in cui sono argomentate e spiegate le
caratteristiche della gamma.
Se la competizione è lasciata solo a livello dello scaffale,
il tradizionale impianto di marca rischia di disperdere il potenziale costruito
in anni di investimenti.
A una scelta razionale va affiancata dunque una scelta
emotiva, guidata dal cuore, dall’affinità verso un brand che ha avuto il
coraggio di impegnarsi. La vicinanza non è più un messaggio iper-reale fine a
sé stesso, ma deve tradursi in qualcosa di pratico, intimo e concreto.
Nel marketing contemporaneo fa capolino il concetto di soft
power in contrapposizione con un più classico hard power, fatto dalle
performance di prodotto, ormai divenute una commodity. Gli aspetti psicologici
e sociali diventano così un mezzo per ingaggiare e creare un legame sempre più
forte con il pubblico, in particolare con quello più giovane. Il nuovo
storytelling di marca deve perciò raccontare il perché un brand esiste e non
più solo che cosa fa e come lo fa. Si tratta di un approccio che tocca corde
diverse e che ha a che fare con le motivazioni più profonde e personali,
appunto, di ogni singolo individuo. Per entrare in contatto con consumatori che
vivono la propria individualità come un diritto inalienabile, è necessario
andare più a fondo e dimostrare comprensione ed empatia.
L’evoluzione dei consumi è influenzata ed influenza a sua
volta il contesto socio-culturale in cui vive il consumatore. Dalla
disponibilità all’informazione, da messaggi sensoriali ad attributi valoriali,
da ambizioni sostenibili e raccomandazioni ecologiste, i brand definiscono la
propria comunicazione per immergersi nelle sensibilità della propria audience,
adattandosi ai suoi costumi, sposandone le tensioni e lo stile di vita.