In occasione della recente edizione 2020 di PTE-PromotionTrade Exhibition, appuntamento annuale in Italia dedicato al mondo dell’oggetto pubblicitario, del tessile promozionale e delle tecnologie per la personalizzazione, la sostenibilità è stata il fil rouge di diverse iniziative organizzate da Fiera Milano. Tra queste spicca il seminario intitolato “Come integrare la sostenibilità nella filiera del gadget: storie e strumenti”, organizzato insieme a Fondazione Sodalitas, realtà di riferimento nella promozione della responsabilità sociale d'impresa e della sostenibilità in Italia. L’incontro ha messo a fuoco gli aspetti da considerare nell’intero ciclo di vita dell’oggetto pubblicitario “sostenibile”: dai processi produttivi che ottimizzano l’impatto ambientale al rispetto del principio di sostenibilità sociale.
Comunicare la sostenibilità
Negli ultimi anni i temi della responsabilità sociale e della sostenibilità d’impresa sono letteralmente esplosi e hanno coinvolto tutte le aree di business. Tra queste non può mancare il settore del gadget promozionale, che oggi è in prima linea nella battaglia per il rispetto dell’ambiente e non solo.
“La sostenibilità è un argomento win-win”, ha spiegato Alessandro Beda, consigliere delegato di Fondazione Sodalitas. “Per spostarsi verso un modello di business più sostenibile, infatti, occorre fare un investimento che porrà le basi per il successo del prodotto e dell’impresa. Oggi l’impegno nella sostenibilità è una necessità impellente per le aziende. È una tematica che pervade tutti i settori di mercato”.
I gadget ricoprono un ruolo fondamentale nella comunicazione, che spesso viene sottovalutato. Il loro punto di forza è la fisicità, la possibilità di vederli, toccarli e maneggiarli. “Il gadget si porta a casa e rimane presente nella vita e nell’immaginario del consumatore finale. Bisogna prendere consapevolezza di questo aspetto”, ha aggiunto Alessandro Beda.
Il tema della sostenibilità del gadget segue due filoni importanti: la sostenibilità d’impresa, ovvero del modello produttivo e del rapporto con i dipendenti e collaboratori dell’azienda, e la sostenibilità di prodotto, che deve rappresentare un esempio concreto di rispetto dell’ambiente.
In questo modo, il produttore e l’acquirente del gadget diventano veri e propri ambasciatori del concetto di sostenibilità, che nascerà anche nella coscienza di chi maneggerà il gadget. Si creerà così una catena di valore etica grazie alla distribuzione dell’oggetto promozionale. Le aziende hanno quindi un’enorme responsabilità: più i produttori di gadget saranno veloci a integrare questo concetto nel proprio modello produttivo, più contribuiranno a diffonderlo e più avranno successo.
La trasparenza della filiera
Secondo quali criteri le aziende selezionano i gadget che andranno ad acquistare? Sicuramente alcune prediligeranno i prodotti più innovativi, ma sempre di più imprese daranno maggiore importanza alle loro caratteristiche di sostenibilità ambientale e di rispetto delle persone. Affinché il gadget sia portavoce del concetto di sostenibilità deve infatti incorporare determinati standard.
Le aziende oggi sono chiamate ad acquistare responsabilmente, ovvero scegliere prodotti in modo da massimizzare gli impatti positivi sulle persone e sull’ambiente e minimizzare gli effetti negativi per l’intero ciclo di vita dell’oggetto.
“Sono due le azioni importanti che le aziende possono compiere per acquistare responsabilmente”, ha suggerito Claudia Strasserra, dell’ente di certificazione Bureau Veritas. “Bisogna integrare nelle specifiche d’acquisto i requisiti di sostenibilità del prodotto, come la percentuale di materiale riciclato utilizzata, e i requisiti di sostenibilità d’impresa. I gadget, infatti, possono essere molto validi dal punto di vista ambientale, ma non a livello sociale ed economico. È importante selezionare i fornitori in base alle garanzie che offrono in termini di sostenibilità a 360°. È un trend generale e molto diffuso, le richieste di monitoraggio di ciò che avviene nella propria filiera da parte di grandi aziende agli enti di certificazione sono infatti in forte aumento”.
Per acquisire maggiore consapevolezza della filiera, è fondamentale tenere aperto il canale di comunicazione con i fornitori. Per monitorare il loro operato, ad esempio, è possibile considerare le certificazioni di cui sono in possesso e stilare un questionario che permetta di capire il grado di maturità dell’azienda in tema di sostenibilità. Per valutare il rischio, inoltre, è possibile condurre audit con figure esperte.
“Ecco una sintesi delle caratteristiche del gadget ‘giusto’: la percentuale di materiale riciclato nel prodotto, le certificazioni FSC e PEFC, la riduzione dell’imballaggio e la disassemblabilità per un riciclo corretto a fine vita del prodotto”, ha concluso Claudia Strasserra.
La sostenibilità d’impresa
Anche nella fase di stampa e personalizzazione è possibile rendere i gadget più sostenibili. Wilma Pilenga, direttore marketing di Gam Edit, ha portato l’esempio di un’azienda virtuosa, che ha anticipato questo trend di mercato. Nel 2004, infatti, questa tipografia di medio-piccole dimensioni, oggi alla terza generazione, ha intrapreso un percorso di riconversione in chiave di sostenibilità d’impresa, non solo dal punto di vista ambientale ma anche della responsabilità sociale.
L’azienda intera si è impegnata nell’elaborazione di un nuovo modello di business che comprende, tra le altre misure, l’installazione di un impianto fotovoltaico e di sistemi di monitoraggio delle emissioni e di depurazione dell’acqua, la certificazione FSC e l’impiego di additivi il più possibile naturali.
“Questo percorso ci ha portato a un modello industriale di stampa sostenibile che abbiamo denominato Eco Offset, un marchio Gam Edit registrato che possiamo apporre su tutti i nostri stampati”, ha spiegato Wilma Pilenga. “Per dare maggiore autorevolezza al brand Gam Edit, abbiamo collaborato con l’ente certificatore TÜV Italia, che ha validato il nostro modello dopo aver valutato attentamente la specifica tecnica che descrive tutti i passi che abbiamo compiuto nella direzione della sostenibilità”.
Gam Edit, infatti, ha un importante primato: è la prima tipografia italiana a basso impatto ambientale ad avere un modello di stampa sostenibile validato da un ente terzo.
“Questo ci ha aperto le porte di un mercato molto più ampio rispetto a quello regionale a cui ci rivolgevamo prima. Oggi abbiamo clienti in tutta Italia e abbiamo allargato notevolmente i nostri orizzonti”, ha aggiunto Wilma Pilenga. “Naturalmente, il percorso non è ancora finito: cerchiamo continuamente di migliorarci affinché la nostra azienda e i nostri prodotti abbiano un impatto ambientale sempre minore”.
Gadget, oggetto solidale
I gadget costituiscono un importante strumento di comunicazione anche per le realtà no-profit: la vendita di oggetti promozionali, infatti, rappresenta per le associazioni un introito, ma grazie alle sue caratteristiche comunicative può permettere anche di ampliare il bacino di donatori.
Tatyana Crespolini ha raccontato l’esperienza della fondazione Mission Bambini: “Spesso coloro che acquistano un gadget promozionale identificano l’oggetto ma non la causa. Se invece il gadget è concepito come strumento di comunicazione ha la possibilità di aumentare la brand identity della fondazione grazie allo stile, ai colori, alla qualità e ai materiali scelti. Bisogna puntare su personalizzazione e differenziazione. I gadget devono essere continuativi rispetto ai valori in cui la fondazione si riconosce quali la trasparenza, i progetti sociali e l’educazione ambientale”.