LA SCUOLA EN PLAIN AIR
I benefici dell’educazione all’aperto sono noti da tempo. In
Italia, a inizio Novecento, per contrastare malattie come la tubercolosi e al
contempo garantire il diritto all’istruzione, esistevano scuole che facevano
per lo più didattica in cortile, nei parchi o in campagna. Poi, con tagli,
abbandono delle piccole scuole di campagna, accorpate a quelle cittadine, e aumento della burocrazia e della
motorizzazione privata, i bambini furono via via relegati in classe per evitare
ogni pericolo. L’outdoor si è invece sviluppato con più facilità nelle scuole
del Nord Europa, dalla Svizzera alla Germania, alla Danimarca, nonostante le
condizioni meteorologiche meno favorevoli.
Con il pesante vissuto degli ultimi anni di pandemia, la
spinta dal basso per innovare i luoghi dove fare scuola è sempre più forte. Sono
nate raccolte di firme, collette e progetti che mirano all’introduzione o
estensione delle lezioni all’aperto. Come sottolinea il Wwf, in Italia ci sono
più di 40.000 cortili scolastici ma tantissimi sono sottoutilizzati e in
cemento. Questo nonostante esista un disegno di legge, (Ddl S.703), per
finanziare e garantire spazi verdi e orti didattici in ogni scuola o nei pressi
delle scuole, fermo in Parlamento da 3 anni.
Mancando, quindi, una politica organica a riguardo, le
scuole si muovono a macchia di leopardo: nascono tanti asili nel bosco,
“scuoline private” o “parentali” soprattutto per le materne, ma è importante
che l’outdoor si sviluppi anche nelle scuole pubbliche, urbane e ben oltre la
materna. Dario Gasparo, professore di matematica e scienze in una scuola media
pubblica a Trieste, vincitore dell’Italian Teacher Prize, racconta la sua
straordinaria esperienza: «Lavoro in una scuola pubblica di periferia, un
contesto sociale povero, con tendenza all’abbandono scolastico. Ho capito che
per tenere viva la motivazione e l’attenzione dei ragazzi, è fondamentale farli
stare all’aria aperta. In questi anni ho fatto tantissime lezioni all’aperto,
uscite in barca, in bici, sul carso triestino, persino in grotta e anche di
notte, gli spunti per apprendere sono infiniti». Grazie ai fondi vinti con il
premio, Dario ha contribuito a finanziare “l’Aula sotto il cielo” sul retro
della scuola: è composta da un anfiteatro, un percorso botanico, uno stagno per
accogliere le specie anfibie protette, una lavagna e sedie con banchetti, vari
alberi. È grande circa 600 metri quadrati e ogni giorno può contenere anche 2 o
3 classi, ben distanziate in ottemperanza delle regole anti Covid.
Un caso che spicca tra questi esperimenti è certamente
quello della scuola di Varievie, aperta a Milano proprio questo settembre, la
prima scuola (quasi) al cento per cento all’aperto. La classe è costituita
dagli 887 mila metri quadrati del Parco agricolo del Ticinello, al posto di
banchi e sedie ci sono tronchetti di legno e grandi panche di pietra, mentre
gli alberi e i piccoli animali del bosco si sostituiscono alle pareti delle
aule tradizionali. "Un progetto in cui è proprio la natura a fare da
scuola" sottolineano le ideatrici e responsabili Anna Mandelli e Chiara
Lasala, che realizzano a Milano l'idea maturata dopo aver visitato gli asili
della Finlandia, dove si punta a stabilire il contatto con la natura fin dalla
tenera età, e portata avanti per rispondere al bisogno equilibrio e serenità
dei più piccoli dopo la pandemia.
Il progetto coinvolge 15 bambini dai 2 anni e mezzo e ai 6 e
l'idea è di formare almeno due sottogruppi in base all'età degli allievi, che
avranno a disposizione una casetta riscaldata e una superficie di 100 metri
quadri coperta da una tettoia, dove ripararsi in caso di pioggia. Le attività,
tuttavia, si svolgerà all'esterno, come prevede il modello educativo nato in
Danimarca negli anni ' 50 e diffuso in molti Paesi europei, che lascia i
piccoli liberi di scoprire cosa li circonda e che nei mesi vedrà biologi,
agronomi, arte terapisti, ortisti e bibliotecari affiancarsi alla pedagogista e
all'educatrice sempre presenti.
L'obiettivo è
"sviluppare nei bambini autonomia e autodeterminazione, sensibilizzarli ai
valore del fare gruppo e dell'unicità, all'importanza dell'ascolto della natura
e dei suoi abitanti, dei suoni e degli odori dell'ambiente circostante, ma
soprattutto di sé nell'ambiente, del proprio corpo e degli altri" spiega
Anna Mandelli, presidente di "La Dea cooperativa sociale", che dal
2004 si occupa di servizi all'infanzia e alla famiglia nel Municipio 5 anche
attraverso il nido (tradizionale) VarieVie di via De André, dove sono stati
" testati" per 6 mesi i laboratori di natura, arti e scienza
all'aperto ora proposti ai bambini. "Una prova sul campo che ha avuto ottimi
riscontri e che - racconta Chiara Lasala - ci ha convinte a varare il progetto
outdoor. I bambini hanno acuito curiosità ed osservazione, hanno instaurato un
rapporto costruttivo con il rischio, sviluppato autodeterminazione e compreso
il senso vero della cooperazione, oltre ad aver riscoperto l'importanza della
sensorialità".
Al parco del Ticinello le giornate iniziano con una
passeggiata per fare nuove scoperte che coinvolgano tutti i sensi, e, dopo la
merenda, si prosegue con attività dedicate ad arte (musica, teatro e pittura),
agronomia, semina e cura delle piante e dell'orto, scienza ed esperimenti
applicati alla quotidianità. Dopo pranzo ci si dedica a lettura, disegno,
Kamishibai (forma di narrazione teatrale giapponese), yoga e passeggiate esplorative.
Senza dimenticare le attività di abilità pre-scolastiche, in preparazione del
passaggio alle elementari.
L'asilo è privato e prevede una retta in linea con quella
delle strutture di categoria. L'idea, però, - come avviene già nel nido di via
De Andrè - è di prevedere la possibilità di ospitare gratuitamente bambini
provenienti da situazioni svantaggiate. Da qui la ricerca di uno sponsor o di
un sostegno per creare delle "borse di studio" per i più piccoli.