La rinascita del Body Painting

4 aprile 2022
Nato in tempi remotissimi in legame a momenti rituali, religiosi o comunitari, la body painting è stata ripresa una prima volta in occidente dal mondo dell’arte, come linguaggio innovativo e di rottura. Oggi rifiorisce, anche per la vicinanza ai nostri tempi di vita, e si diffonde in una forma più simile a quella originaria.

COS’È IL BODY PAINTING


Il body painting (in italiano “pittura del corpo” o “pittura corporale”) è una delle arti del corpo che consiste nel dipingere il corpo umano a scopo ornamentale. Anticamente, essa veniva utilizzata per scopi religiosi, rituali, propiziatori o apotropaici nonché protettivi, secondo alcuni studiosi ed etnografi infatti, il colore teneva lontani gli insetti e formava uno strato protettivo contro le intemperie. I colori con cui la pittura del corpo viene eseguita, a differenza di quelli dei tatuaggi, hanno durata limitata ed il tempo di permanenza di questi ultimi sui corpi dipinti varia da qualche ora a qualche giorno. Se in campo artistico la pittura corporale è spesso associata ad altre forme d'arte, tra cui la fotografia, la videoarte e la performance, e si lega ad alcune correnti “di rottura”, negli usi più popo, e persino in quelli più bambineschi si può intravedere un pizzico di quello che fu in antichità.

Qualcuno definisce il body painting "fun art", ovvero arte fatta per divertirsi. La moda di farsi dipingere il corpo spopola in eventi e sfilate di moda. Ma una volta è stata e, come vedremo, continua a essere qualcosa di più.

 

BODY PAINTING NELL’ANTICHITÀ

Molti studi hanno individuato le radici della pittura corporale nelle usanze di popoli tribali africani, indiani e centroamericani. La mancanza di fonti scritte, tuttavia, rende molto difficile individuare con certezza il periodo in cui questi popoli iniziarono a utilizzare la dermocromia (o body painting). Il fatto che la pittura corporale interessasse le zone del corpo più esposte, lascia credere che essa abbia avuto molta importanza presso le popolazioni  che abitavano zone tropicali o comunque caratterizzate da alte temperature, e che solevano girare nude.

Una tra le più antiche popolazioni a far uso della pittura corporale è quella degli aborigeni australiani: dal 60.000 a.c.; 'uomo primitivo, nel 30.000 a.C., soleva pitturare il proprio corpo per motivi religiosi o propiziatori. Persino le pitture rupestri trovate nell'altopiano Tassili, risalenti all'8000 a.C. mostrano come gli uomini fossero segnati sul corpo da pitture e cicatrici.

A ricorrere alla pittura corporea, tano dei morti quanto dei vivi, furono poi gli Egizi: nel 4000 a.C. le mummie di due donne erano segnate sull'addome da linee pitturate a mano. Le donne, nella vita quotidiana, dipingevano la linea inferiore dell'occhio di verde, colore a base di malachite (composto dal carbonato di rame), mentre palpebre, ciglia e sopracciglia, erano marcati col carbone. Entrambi i colori erano inizialmente in polvere poi allungati con l'acqua e applicati sul corpo con le dita. Stesse tecniche venivano utilizzate dai Sumeri nel 500 a.C. che dipingevano il volto con piombo bianco e rosso vermiglio. Nella descrizione che Tacito fa dei Germani (De origine et situ Germanorum - 98 d.C.) vengono riportati esempi di pittura del corpo.

In Giappone la pittura corporale a partire dal 550 d.C., a seconda della zona del corpo interessata, distingueva classi sociali diverse. Abolito nel 1847 d.C. dall'imperatore Meiji, tornò ad essere legale nel 1945 d.C.

I nativi nordamericani devono il nome che gli europei affibbiarono loro, e cioè Pelli Rosse, proprio al largo uso che questi facevano della pittura corporale. Solitamente ai morti veniva dipinta la faccia di rosso, così da rimediare al pallore cadaverico. Vi erano, comunque, colori associati ad eventi particolari come quelli impiegati per le pitture di guerra e quelle di festa.

 

 

TECNICHE E SIGNIFICATI TRADIZIONALI

 

Tradizionalmente colori erano ricavati da materie di origine minerale, come ocra, creta e gesso, o vegetale, come i succhi delle foglie, gli steli, i semi ed i frutti delle piante. Normalmente le materie prime provenivano dalla flora del luogo in cui gli indigeni erano stanziati. I pigmenti erano poi applicati poi sulle parti del corpo opportune usando le dita, i pennelli o degli appositi stampini in legno o in terracotta detti pintaderas.

Le pitture corporali abbinavano all'abbellimento del corpo significati precisi: erano legate alla religione, viso e corpo dipinti indicavano in molte culture i guaritori e gli sciamani; usate a livello cerimoniale, nei momenti che sancivano passaggio dall'età adolescenziale a quella dell'uomo maturo, oppure l'unione sacra del matrimonio; o sessuale: per attirare le attenzioni sul proprio corpo arricchito di colori.

In alcuni casi l’uso del body painting era invece intimidatorio: sia nelle battaglie per intimidire i nemici sia nelle sessioni di caccia per mimetizzarsi e spaventare i predatori.

I colori utilizzati dalle popolazioni tribali non avevano le sfumature che hanno a disposizione i pittori di corpi odierni. Nelle culture primitive però ad ogni colore corrispondeva un valore: ad esempio Al rosso veniva accostato il coraggio (è il colore del sangue versato in battaglia) il calore e la passione, al nero veniva accostato il significato del mistero, del buio e della notte. Al bianco, colore delle nuvole, veniva accostata la purezza.

 

BODY PAINTING NELL’ARTE

Il “recupero” moderno di questa usanza antica viene fatto risalire al 1933: all’Esposizione Mondiale di Chicago, Max Factor fece sfilare la modella Sally Rand vestita solo di una sua pittura. Il risultato? L’arresto di entrambi per disturbo della quiete pubblica.

Negli anni ’60, la riappropriazione del corpo divenne sinonimo di libertà e di autodeterminazione: il body painting fu rilanciato, infatti, dal movimento hippy. Nei grandi raduni musicali dell’epoca, i giovani ostentavano corpi nudi e decorati: un messaggio politico.

Non è un caso che proprio in quegli anni si sviluppi la body art, influenzata da Futurismo, Surrealismo e Dadaismo: il corpo diventa luogo di ricerca dell’identità. In questo contesto, la dermocromia trova un nuovo terreno fertile di sviluppo, in legame anche a correnti sperimentali derivanti dal movimento Fluxus.

 

BODY PAINTING E CONTEMPORANEITÀ

 

Negli ultimi decenni del ‘900 il body painting è stato utilizzato – oltre che nelle sperimentazioni artistiche – anche a un livello più diffuso e popolare. Se infatti, pensando soprattutto al face painting, la prima cosa che sovviene è probabilmente il rito contemporaneo legato a feste in maschera – prime tra tutte carnevale e halloween – non bisogna dimenticare l’uso della pittura corporale in legame ad eventi sportivi o momenti di aggregazione di grande rilievo. Dai visi tricolore agli europei di calcio, agli scudetti sul petto o sulla schiena dei tifosi. Interessante notare che questo fenomeno, che potrebbe essere malvisto e reputato una deriva pop eccessiva e forse una sorta di isteria idolatra della società dello spettacolo, riporti il body painting a una dimensione rituale e collettiva molto più di quanto facesse il suo uso artistico e performativo.

 

BODY PAINTING OGGI

 

Oggi la pittura facciale e quella corporea sono in grande spolvero anche in legame alle nuove tecnologie e alla tendenza al branding delle questioni sociali, politiche e di libertà. Black lives matter, DDL Zan ed emancipazione LGBTQ+, proteste contro la guerra in Ucraina o contro le morti bianche, sono spesso legate a colori o icone per poter meglio essere identificate e comunicate attraverso i social media, che fanno del visivo il loro campo preferenziale. E rimane interessante notare come la fluidità di contenuto, o meglio il susseguirsi di battaglie di libertà, coincida con un susseguirsi di pitture rituali. Come se l’era dei tatuaggi (legati alla permanenza, all’auto-definizione e ai riti di passaggio), fosse nell’ultimo decennio andata a spegnersi in una forma più in linea con i nuovi ritmi della comunicazione e che rigetta le etichette: quella, appunto, del body painting.

 

BODY PAINTING… IN MEDICINA

In pochi sanno che il body painting è usato in medicina ed in fisioterapia per insegnare ai futuri medici il funzionamento di alcuni apparati e aiutarli a visualizzarli e capirne le meccaniche. Questa tipologia di body painting, che potremmo definire “anatomico” e “didattico” si rivela particolarmente utile nello studio dell’apparato muscolo-scheletrico e nello studio delle fasce muscolari poiché i muscoli, dipinti sulla pelle di un modello vivente in corrispondenza della loro posizione, rendono palese e immediata la comprensione del loro funzionamento quando il modello muove quelle parti, attivando le fasce interessate. Per questo tipo di pittura corporale sono solitamente usati pennarelli che permettono maggior precisione rispetto ai pennelli, anche quando usati da neofiti della pittura.

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