Nel 2021, ormai archiviato, e nella prima parte del 2022 il mondo del giocattolo ha sperimentato una ripresa straordinaria in termini di volumi. Ai dati d’acquisto, quanto mai positivi, si è però affiancato un incremento dei costi delle materie prime vertiginoso. Già “pre-bellum”, prima dello scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina, il rincaro delle materie prime si aggirava intorno al 40/50%. Una crescita spaventosa dei costi che i produttori hanno deciso in gran parte di assorbire. A questo rincarno nella produzione, infatti, corrisponde una crescita di prezzo al consumatore finale pari al 15% circa. Questo ha permesso di evitare la flessione di mercato ma ha ridotto sensibilmente se non annullato i margini dei produttori.
Con il 2022 si ha avuto un ulteriore incremento, con il
prezzo carta e cartone raddoppiato dall’anno precedente, un aumento che invece
di essere seguito da un ribasso, si è stabilizzato. Ulteriore problema per i
produttori, come noto, è il prezzo dell’energia. In agosto il prezzo del KW/h
ha registrato un prezzo di 12 volte superiore rispetto all’anno precedente
(+1200%!). La voce “energia” è così passata dall’essere circa il 2/3% dei costi
di produzione, a diventare il 20/35%. Questo è certamente un problema,
soprattutto in rapporto alla concorrenzialità della produzione cinese che non
sta vivendo alcuna crisi energetica (sia per motivi politici, che per tipo di
risorse usate- molte industrie usano infatti il carbone).
Ad esacerbare ulteriormente la situazione è la contrazione
della capacità di spesa, poiché le persone iniziano a sperimentare anche in
prima persona i rincari. La possibile contrazione del mercato sarà sentita
principalmente proprio in Italia ed Europa, dove – al contrario che negli Stati
Uniti - non c’è abitudine all’acquisto a debito.
Questi dati, di certo non incoraggianti, vanno in parte
ridimensionati, soprattutto per quanto riguarda la contrazione dei volumi. Il giocattolo,
infatti, è sempre più percepito come bene primario, alla stregua dei consumi
alimentari, e la necessità di qualità è quanto mai sentita dai genitori, che
vogliono prodotti sicuri per i propri figli e con ogni probabilità tenderanno a
fare rinunce (qualitative e quantitative) in altri campi d’acquisto, primo tra
tutti quello dell’abbigliamento.